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Il trapper Jordan Jeffrey Baby è stato trovato morto in carcere: aveva una corda al collo

È successo nel penitenziario di Pavia dove era stato trasferito da una comunità. Lo riporta Fanpage

Il trapper Jordan Jeffrey Baby è stato trovato morto in carcere: aveva una corda al collo

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Il trapper Jordan Jeffrey Baby, all’anagrafe Jordan Tinti, è stato trovato morto in carcere a Pavia. Lo riporta Fanpage. Il cadavere del 27enne è stato trovato con una corda intorno al collo, chiaro segno che indicherebbe un suicidio.

Già nel 2023 il trapper aveva provato due volte a togliersi la vita: un primo tentativo di suicidio era stato sventato dalle guardie penitenziarie a fine gennaio 2023, quando il ragazzo era stato trovato con un cappio al collo. Era successo di nuovo poche settimane dopo. All’epoca il suo legale aveva dichiarato: «Purtroppo è caduto nello sconforto più totale dopo l’ennesimo riscontro negativo del Tribunale, è arrivato al limite sia fisico che soprattutto psicologico». Sono le parole dell’avvocato Federico Pisani. «La situazione è ormai insostenibile. Peraltro qualche settimana fa il mio cliente aveva subito una violenza in cella di cui ha presentato denuncia. Ho fatto notare tutti questi aspetti al giudice, che però ha rigettato nuovamente la mia richiesta. Non chiedo la scarcerazione, ma che la detenzione continui ai domiciliari. Una misura che non solo garantirebbe la sicurezza e l’incolumità di Jordan, ma anche una maggior serenità al padre. Da quando è entrato in carcere Jordan si è sempre comportato correttamente, inoltre ha presentato dichiarazioni spontanee ai giudici e si è offerto di corrispondere un risarcimento alla vittima: come si fa non tenere in considerazione tutti questi aspetti?».

Tinti è stato trovato morto nel carcere di Pavia. Era stato condannato – insieme a un altro uomo – perché accusato di rapina con l’aggravante di aver agito per odio razziale nei confronti di un uomo di 42 anni, originario della Nigeria. A fine novembre aveva ottenuto la misura dell’affidamento terapeutico ed era stato trasferito in una comunità. La misura era però stata sospesa perché «nella sua stanza sarebbero stati trovati un cellulare e delle sigarette, che però non è certo fossero di sua proprietà», come spiegato dall’avvocato Federico Edoardo Pisani a Fanpage.

Da lì il ritorno nello stesso carcere in cui aveva denunciato di aver subito maltrattamenti e dove aveva tentato il suicidio: «È stato violentato e maltrattato. Ci sono due procedimenti in Tribunale a Pavia. In uno siamo costituiti parte civile. Nell’altro ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione», aveva dichiarato il legale.