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Il mito dei Led Zeppelin nel nuovo numero speciale di Rolling Stone

Materiale raro ed esclusivo, tour, leggende e analisi delle canzoni scritte dalla band più potente di tutti i tempi. Tutto il rock'n'roll che potete aspettarvi dal nostro nuovo speciale. In edicola dal 20 ottobre
Robert Plant e Jimmy Page, Earls Court Arena, Londra maggio 1975. Foto Adrian Boot

Robert Plant e Jimmy Page, Earls Court Arena, Londra maggio 1975. Foto Adrian Boot

Oltre 30 anni dopo la loro fine, i Led Zeppelin sono ovunque. Solo dal 1990 in poi hanno venduto quasi 25 milioni di album, e praticamente ogni sera in tutto il mondo band che si chiamano Kashmir, No Quarter o Lez Zeppelin suonano nei bar e nei club le loro canzoni. Un candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti di ultradestra si è vantato di averli nel suo iPod e nel dicembre del 2013 sono stati celebrati da una platea in smoking al Kennedy Center for Performing Arts.

I biglietti per la loro reunion del 2007 sono stati probabilmente i più ambiti nella storia del rock. E non solo da gente di mezza età che ha ancora dentro il fuoco del rock. Potete scommetterci che da qualche parte in questo preciso momento c’è un 14enne che sta pensando a dove farsi quel tatuaggio con la scritta “Zoso”. Quello che ci affascina dei Led Zeppelin è soprattutto il fatto che il mondo non produce più band di questa grandezza, che si tratti del loro blues atomico o dell’edonismo strafottente dei loro tour. È difficile dare dimensioni umane al gemito da guerriero del sesso di Robert Plant o alle martellate sulla batteria di John Bonham.

Non ascolti i Led Zeppelin perché sono la band che capisce i tuoi problemi, li ascolti perché vuoi venire trascinato via o preso a pugni dalla loro grandezza. La loro musica evoca gli anni ’70 come uno di quegli adesivi con scritto “Have a Nice Day”, ma non è mai vecchia. Le loro prime canzoni in particolare sono veri archetipi, hard rock moderno nella sua forma più elementare: «Mi sono reso conto di quanto il nostro suono sia un fantastico libro di testo», ha detto Jimmy Page a RS nel 1990. Non si può dire però che la loro carriera sia stata una sequenza ininterrotta di trionfi dal vivo e pesci usati in modo volgare e improprio. Come spiega Mikal Gilmore nell’eccellente pezzo che apre questo speciale di Rolling Stone, i Led Zeppelin sono stati denigrati e amati nello stesso modo e il loro declino alla fine degli anni ’80 è stato rapido e diretto. Abbiamo deciso di raccontare questa saga così potente da diversi punti di vista: la cover story del 1975 scritta da Cameron Crowe dopo essere andato in tour con loro coglie la band all’apice della gloria, mentre le interviste del 1990, 1995 e 2007 sono piene di rivelazioni inedite.

Nonostante non si siano mai fidati della stampa, nelle interviste di questo speciale i Led Zeppelin sono desiderosi di raccontarsi e anche di sfatare le leggende che circolano su di loro, si prendono in giro da soli, sono in disaccordo persino su come ha reagito il pubblico la prima volta che hanno suonato dal vivo Stairway to Heaven. Page dice che l’hanno adorata, Plant che si sono addormentati.

Negli anni i Led Zeppelin hanno spinto forte usando sintetizzatori, ballad, riferimenti a Il Signore degli Anelli e molto altro ancora. Per questo abbiamo aggiunto una guida degli album per seguire questi cambiamenti e raccontare la storia dietro a ognuno. E poi abbiamo voluto partecipare anche noi alla discussione che da sempre anima le riunioni di adolescenti nelle scuole di tutto il mondo: qual è la canzone migliore dei Led Zeppelin? A proposito del primo disco della band, Robert Plant ha detto: «Quello che ho sentito… Era meglio della ragazza più bella in circolazione. Era pesante e potente, era devastante». Il primo fan dei Led Zeppelin è proprio lui, Robert Plant. L’eredità più importante della band potrebbe essere allora proprio quello che lui ha descritto così bene: un nuovo brivido R&R.

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