Il live di Cesare Cremonini è un composto orgasmo intellettuale | Rolling Stone Italia
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Il live di Cesare Cremonini è un composto orgasmo intellettuale

Il flirt con il pubblico del Forum d'Assago è durato due ore, mentre il livello di confidenza sul palco del cantautore bolognese è ormai arrivato a livelli assoluti. Una cosa che in Italia proprio mancava

Ci deve essere stato un tempo in cui le cose non andavano così. Un tempo in cui le giacche sbrilluccicose di Cesare Cremonini parevano solo una gran zarrata, che il suo accento bolognese – “questo è solo l’inissio, solo l’inissio”, ripete, al via del live – veniva imitato dal pubblico non pagante, e giù risate. Un tempo in cui 50 Special era solo una specie di revivalone di commiato agli anni ’90 e non come l’anthem spensierata e liberatoria che è diventata oggi – ma che cosa era, rispetto a certe hit estive che circolano adesso?! -, e i versi d’amore più immaginifici – “chissà cosa avrò volevo dire qua”, si domanda dal palco durante una sonata al piano – il vezzo di un poeta di provincia che non ce l’ha fatta.

Ci devono essere stati questi momenti, perché ce li ha raccontati Cesare esattamente un anno fa, nell’interminabile chiacchierata che, sotto la prima neve dell’anno a Bologna, ha portato alla realizzazione della nostra cover story dello scorso dicembre, più che certi che il suo Possibili scenari non avrebbe deluso le aspettative. Allora ci raccontò delle piazze mezze vuote, dei camerini a Africo (o forse era Rende) allestiti nel negozio del barbiere del paese, dello stigma del bambino prodigio del pop che gli ha fatto compagnia per parecchi anni.

Foto Kimberley Ross

Solo che ora, a vederlo saltare e lavorare di bacino sul palco del Forum d’Assago, tutto questo è davvero complicato da immaginare. E le due ore di concerto – il primo di tre a Milano di questo tour invernale – andate in archivio alle 23.30 di iera sera, sono l’ennesima conferma del fatto che l’Italia può contare su un artista unico, di quelli che quando preparano uno show pensano esattamente al significato di quella parola. Il tour nei palazzetti – che proprio al Forum si concluderà, almeno per ora, il 16 dicembre, dopo le date a Bologna, Roma e in molti altri posti – è un seguito più che coerente di quanto visto quest’estate negli stadi (e in tv, con il successo di Una notte a San Siro su Rai Due).

Le differenze di scaletta sono lievi; ogni passaggio chiave della carriera del cantautore trova posto tra le 24 canzoni suonate tutte d’un fiato, con la band o in solitaria. Diverso è il mood rispetto alle praterie delle arene del pallone, con un continuo cambio di atmosfere tra i momenti intimi (Vieni a vedere perché), quelli ritualistici (Marmellata #25), il rock (PadreMadre) e le sonorità più clubbing (Kashmir-Kashmir).

Foto Kimberley Ross

La scenografia è importante. Gli imponenti led riprendono ora le colorazioni vitaminiche dell’artwork dell’ultimo disco, ora si trasformano in clessidre piene d’acqua, seguono in maniera caleidoscopica Cremonini – che si concede pure un videoselfie con una telecamera – nelle sue evoluzioni avanti e indietro sul palco, si trasformano in un enorme cubo su cui dimenarsi per Lost in the weekend, inghiottono e risputano la band durante i momenti strumentali. La voce di Cremonini tiene botta tutto il tempo, una volta si perde una parola durante il cantato e il pubblico si invaghisce ancora un poco di più di lui.

La sensazione è quella di una confidenza totale, che gli permette di essere del tutto credibile con ogni vestito addosso. In senso artistico e pure letterale, con la gamma di abiti sfoggiata durante il live che va dalla camicia animalier alla t-shirt nera, in entrambi i casi a sottolineare un’attitudine teatrale, che ogni suo ampio gesto e inchino sullo stage conferma. Anche le interazioni con il pubblico rimandano a una dimensione teatrale, grazie alla sua capacità di tessere un flirt intellettuale carico di tensione con chi sta in platea. A volte sale un sottile velo di imbarazzo, a sentire questa elettricità.

Foto Kimberley Ross

La gente, si diceva. Ad Assago è il trionfo dei 25-35enni; ovviamente più femmine che maschi, specie nelle prime file, ma non sono pochi gli uomini che alzano le dita al cielo su PadreMadre. Un barbuto hipster – pare che ora si dica “pinuccio”, ma questa è tutta un’altra faccenda – esplode in un salto sulla sedia gridando “Angelina!”, poi dà nuove dimostrazioni di fanatismo durante Buon viaggio, mentre Ballo suona il banjo e i fiati diventano protagonisti. Tutto sommato, non sono troppi gli smartphone in azione.

Un anno fa Cesare ci aveva detto che durante i tempi bui andava ai concerti degli altri e invidiava la loro fanbase, mentre ora ritiene di aver il miglior pubblico possibile. Ci si ritrova a fare pensieri di una banalità disarmante, tipo che è bellissimo vedere riunita così tanta gente “normale” e felice in uno stesso posto. Poi, fortunatamente, ritorna un po’ di cinica lucidità. Durante La nuova stella di Broadway, che il pubblico canta all’unisono come Una come te – su cui avviene qualcosa di simile a un composto orgasmo collettivo con gli Uh-Oh da sotto il palco – e la splendida hit pop-intelligente Logico, le luci si fanno più brillanti, mentre la coreografia non lesina su coriandoli e fuochi d’artificio.

Foto Kimberley Ross

I momenti più musicali non mancano, con la chitarra a tracolla in Un uomo nuovo e soprattutto le sortite al piano, grande marchio di fabbrica, nella sontuosa Poetica, in Le sei e ventisei e Momento silenzioso, forse il passaggio più affascinante della serata. “La conoscono in 4 gatti, quelli che mi seguono da 20 anni”, dice Cremonini, nel riproporre il pezzo tratto da Maggese, ritornato buono ora che tutto ciò che tocca prende a luccicare. Le tamarrate che ogni tanto affiorano risultano altrettanto organiche al prodotto, tale è ormai la fedeltà con cui le schiere assecondano le svisate di chitarra. Poi arriva il momento nostalgia, e quello rende per definizione.

Un giorno migliore chiude le danze. Cremonini l’ha scritta a 16 anni, nell’intervista a Rolling Stone ne rivendicava l’ingenua profondità. Chi allora c’era non è detto che apprezzasse quella musica, o magari non sopportava quel cinno coi capelli rossi che si contorceva sui poster in camera della sorella o della fidanzatina. Ora probabilmente ci sono anche alcuni di loro al Forum d’Assago, e non paiono farsi nemmeno troppe domande su quante diavolo di cose siano cambiate nel frattempo, e cosa diavolo li abbia portati lì sotto al palco.

Foto Kimberley Ross

SCALETTA

Intro – “Cercando Camilla”
“Possibili scenari”
“Kashmir-kashmir”
“PadreMadre”
“Il comico (Sai che risate)”
“La nuova stella di Broadway”
“Latin lover”
“Lost in the weekend”
“Un uomo nuovo”
“Buon viaggio (Share the love)”
“Momento silenzioso”
“Una come te”
“Vieni a vedere perché”
“Le sei e ventisei”
“Mondo”
“Logico#1”
“GreyGoose”
“Dev’essere così”
“Al tuo matrimonio”
“Il pagliaccio”
“50 Special”
“Marmellata#25”
“Poetica”
“Nessuno vuole essere Robin”
“Un giorno migliore”

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