Come riporta NME, in un’intervista uscita settimana scorsa, il CEO di Spotify Daniel Ek ha detto che per gli artisti “non è abbastanza fare un disco ogni 3-4 anni”. Da quando questo commento è uscito, intorno a lui e alla sua azienda si è scatenato un polverone, con un sacco di musicisti che l’hanno accusato di sminuire il loro lavoro.
“Musica = prodotto, e deve uscire regolarmente, dice il miliardario Daniel Ek”, ha commentato Mike Mills dei R.E.M. Ma oltre a queste dichiarazioni sdegnate, c’è poco che i musicisti possano fare: boicottare Spotify farebbe prima di tutto danno a loro. Quando un fan ha suggerito la cosa, infatti, Mills ha risposto che “boicottare Spotify non aiuta nessuno”.
“Sono stanca di dover leccare il culo di queste aziende che sfruttano me e gli altri musicisti”,
ha commentato Nadine Shah, chiedendo a tutta la comunità musicale, fan inclusi, di unirsi nel chiedere un cambiamento.
I suoi commenti sono stati ripresi da diversi colleghi, a partire da Jack Garratt, secondo cui “non puoi chiedere così tanto agli artisti e farli lavorare finché non sono esauasti e poi dirgli anche che non stanno facendo abbastanza musica per soddisfare il tuo business model. Io mi sono preso tutto il tempo necessario per fare il mio secondo album. E lo rifarei se dovessi”.
Anche secondo Zola Jesus il modello di business che Ek vorrebbe non è efficace per produrre buona musica. “È chiaro che il miliardario di Spotify Daniel Ek non ha mai fatto musica o arte o niente del genere. Non capisce che c’è una differenza tra un prodotto e un’opera d’arte”.