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Il body shaming spiegato da Billie Eilish

La cantante ha detto la sua durante un concerto a Miami: “Se indosso vestiti comodi non sono una donna, se mi svesto sono una sgualdrina”

Il tour americano di Billie Eilish è partito lunedì 9 marzo dalla American Airlines Arena di Miami. Prima di cantare All the Good Girls Go to Hell, la cantante è apparsa in un intermezzo video in cui ha affrontato la sua esperienza col body shaming.

“Il corpo con cui sono nata, non lo volevi così?”, chiede la voce fuori campo della cantante, mentre le immagini la mostrano mentre si spoglia fino a restare in reggiseno, fra le urla dei fan. “Se indosso vestiti comodi non sono una donna. Se mi svesto sono una sgualdrina”.

E ancora: “Se indosso di più, se indosso di meno, chi decide che cosa sono? Che cosa significa? Il mio valore si basa solo sulla tua percezione? O la tua opinione su di me non è una mia responsabilità?”.

Non è la prima volta che Eilish parla della decisione di indossare abiti larghi nelle apparizioni pubbliche, una scelta compiuta nel tentativo di evitare l’oggettivazione del suo corpo. “Nessuno può avere un’opinione perché nessuna ha visto cosa c’è sotto”, ha detto l’anno scorso in una pubblicità di Calvin Klein. “Nessuno può dire: è magra, non è magra, ha il culo piatto, ha il culo grasso. Nessuno può dirlo perché nessuno lo sa”.

Billie Eilish è attesa in concerto in Italia il 17 luglio a Milano, ex Area Expo. Il suo ultimo singolo è No Time to Die, dalla colonna sonora dell’omonimo film di James Bond. In gennaio ha fatto incetta di Grammy: qui spieghiamo perché è una buona notizia.

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