I Twenty One Pilots hanno fatto causa a Temu. La band, che pubblicherà dopo domani il nuovo album Breach, accusa la piattaforma cinese di vendere merchandise contraffatto: poster, magliette, tazze, calzini.
Alcuni di questi prodotti sono la riproduzione di merce ufficiale, altri contengono il nome del gruppo o grafiche ad esso legato. Tra le varie segnalazioni fatte dalla band, c’è la copia di una t-shirt che il gruppo mette in vendita a 35 dollari e che su Temu costa 7,50.
Il marchio Twenty One Pilots sarebbe stato «danneggiato e messo in pericolo dalla commercializzazione e dalla vendita consapevole e sistematica di versioni contraffatte da parte di Temu». La piattaforma cinese, si legge nella denuncia, è «considerata una delle aziende più immorali operanti sul mercato globale. Si ritiene che le sue pratiche commerciali rappresentino una grave minaccia per gli individui, i mercati e l’ambiente».
Il gruppo va oltre la vendita di materiale coperto da copyright e accusa Temu di smerciare prodotti (non legati ai Twenty One Pilots) che incitano a omofobia, violenza e attività criminali, ad esempio t-shirt dell’organizzazione criminale MS-13 e altre con la scritta “I’m violently homophobic”. «Sono solo due esempi tipici dei prodotti che Temu commercializza e sono solo la punta dell’iceberg», si legge nella causa.
L’avvocato che rappresenta la band è Jeff Gluck, che il mese scorso ha intentato una causa simile per violazione dei diritti d’autore contro Temu per conto degli eredi di MF Doom. Nei mesi scorsi altri artisti tra cui Benson Boone e Tate McRae si sono mossi contro il merchadise illegale venduto fuori dai concerti.








