I musicisti hanno trovato l’hashtag per protestare contro la fine dei concerti: #ancorasenzamusica | Rolling Stone Italia
News Musica

I musicisti hanno trovato l’hashtag per protestare contro la fine dei concerti: #ancorasenzamusica

«Abbiamo anteposto la salute davanti al profitto, ma tutte le tipologie di lavoro hanno dignità». La risposta del governo: «Nessuna discriminazione, dovevamo ridurre la occasioni di socialità»

I musicisti hanno trovato l’hashtag per protestare contro la fine dei concerti: #ancorasenzamusica

I musicisti italiani hanno trovato l’hashtag per protestare contro la fine dei concerti decretata dal DPCM in vigore fino al 24 novembre: #ancorasenzamusica. Lo stanno usando sui social musicisti come Cosmo, Rodrigo D’Erasmo, Xabier Iriondo, ma anche promoter, uffici stampa, discografici, lavoratori dello spettacolo in genere.

Il manifesto di #ancorasenzamusica è stato redatto da La Musica che Gira, coordinamento di lavoratori, artisti, imprenditori e professionisti della musica e dello spettacolo. Eccolo: «Come lavoratori dello spettacolo abbiamo dimostrato fin dall’inizio di questa pandemia di anteporre la salute davanti al profitto, e continueremo a farlo. Detto questo, vorremmo però ricordare al Presidente Giuseppe Conte e alle istituzioni che tutte le tipologie di lavoro hanno dignità e sono essenziali per le persone che le svolgono. Dobbiamo prendere atto del fatto che teatri, cinema, sale da concerto – che pur si sono dimostrati fin dalla loro riapertura luoghi sicuri e dove è possibile garantire la massima sicurezza, attraverso la rilevazione della temperatura, il tracciamento e il distanziamento – restano ai primi posti tra le attività produttive sacrificabili. Ricordiamo inoltre che una società che vede dileguarsi ogni possibilità di attività culturale non è una società sana».

«I ristori devono essere adeguati e questa volta erogati in tempi brevi, perché questo settore non è mai davvero ripartito e la situazione dei lavoratori e delle imprese dello spettacolo è sempre più insostenibile. In conferenza stampa Conte ha parlato di un’indennità “una tantum” per i lavoratori, questo non sarà sufficiente, che si facciano davvero i conti di quanto sia i lavoratori che le imprese dello spettacolo hanno perso e si giunga a indennizzi equi. È il momento di mettere in campo vere risorse per salvare il settore e nel frattempo cominciare a studiare una ripartenza attraverso il confronto e la collaborazione tra gli operatori e le Istituzioni. Chiediamo ascolto, che si rispetti e tuteli il diritto alla salute, ma allo stesso tempo non si dimentichi il diritto al lavoro e alla Cultura».

 

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Come lavoratori dello spettacolo, abbiamo dimostrato fin dall’inizio di questa pandemia di anteporre la salute davanti al profitto, e continueremo a farlo. Detto questo, vorremmo però ricordare al Presidente Giuseppe Conte e alle istituzioni che tutte le tipologie di lavoro hanno dignità e sono essenziali per le persone che le svolgono. Dobbiamo prendere atto del fatto che teatri, cinema, sale da concerto – che pur si sono dimostrati fin dalla loro riapertura luoghi sicuri e dove è possibile garantire la massima sicurezza, attraverso la rilevazione della temperatura, il tracciamento e il distanziamento – restano ai primi posti tra le attività produttive sacrificabili. Ricordiamo inoltre che una società che vede dileguarsi ogni possibilità di attività culturale non è una società sana. I ristori devono essere adeguati e questa volta erogati in tempi brevi, perché questo settore non è mai davvero ripartito e la situazione dei lavoratori e delle imprese dello spettacolo è sempre più insostenibile. In conferenza stampa Conte ha parlato di un’indennità “una tantum” per i lavoratori, questo non sarà sufficiente, che si facciano davvero i conti di quanto sia i lavoratori che le imprese dello spettacolo hanno perso e si giunga a indennizzi equi. È il momento di mettere in campo vere risorse per salvare il settore e nel frattempo cominciare a studiare una ripartenza attraverso il confronto e la collaborazione tra gli operatori e le Istituzioni. Chiediamo ascolto, che si rispetti e tuteli il diritto alla salute, ma allo stesso tempo non si dimentichi il diritto al lavoro e alla Cultura. *Cosa sta facendo LMCG* Abbiamo incontrato venerdì il Mibact per discutere della seconda parte del fondo extra-FUS che erano stati destinati alla ripartenza, per sollecitare altre forme di ristoro urgente e per completare la mappatura del settore con una call per tracciare definitivamente i soggetti esclusi dalle precedenti misure.

Un post condiviso da La Musica Che Gira (@lamusicachegira) in data:

Venerdì scorso la Musica che Gira ha incontrato rappresentanti del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo presieduto da Dario Franceschini. Scopo: discutere della seconda parte del fondo destinato alla ripartenza, sollecitare forme di ristoro, completare la mappatura del settore, capire chi sono i soggetti esclusi dalle precedenti misure.

Domenica 25 ottobre, informa il coordinamento, «abbiamo avuto un incontro con la Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo per il bando Fondo Emergenza Covid-19 per il Ristoro delle Perdite Subite nel Settore della Musica dal Vivo. La Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo ci ha informato che l’erogazione dei contributi avverrà entro il 15 dicembre. Hanno partecipato 1071 soggetti generando una richiesta totale di contributo che va ben oltre il fondo stanziato».

Lunedì il ministro Dario Franceschini ha risposto alle proteste per la chiusura di teatri, cinema e sale da concerto dicendo che «ho l’impressione che non si sia percepita la gravità della crisi» e che «avevamo il dovere di intervenire subito». Si è impegnato affinché la chiusura sia la più breve possibile e ha lanciato un appello alla tv pubblica e privata affinché si acquistino spettacoli e programmi di cultura.

Rispondendo a un appello di Riccardo Muti, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha scritto sul Corriere della Sera che «la decisione di chiudere le sale da concerto e i teatri è oggettivamente “grave”» e che «il criterio che ci ha guidato non è stato quello di colpire indiscriminatamente un settore ritenuto “superfluo” rispetto ad altri. Siamo invece intervenuti su tutti quei settori di attività — ristorazione serale e attività collegate, fitness, spettacolo — che offrono occasioni di socialità, elevate o meno che siano. Settori di attività che contribuiscono — direttamente e indirettamente — a generare assembramenti e aggregazioni di persone, e che generano, soprattutto nelle ore serali, afflussi sui mezzi pubblici e moltiplicano le occasioni di contagio».