I La Crus, il Jungle Sound e ‘Il vino’ di Ciampi fatto a pezzi | Rolling Stone Italia
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I La Crus, il Jungle Sound e ‘Il vino’ di Ciampi fatto a pezzi

Nella quarta puntata di ‘Milano sogna’, Cesare Malfatti racconta la sua esperienza nello studio milanese, e non solo

I La Crus, il Jungle Sound e ‘Il vino’ di Ciampi fatto a pezzi

Rioda e Malfatti al Jungle. Dietro di loro, un Giò vintage

Foto: Milano sogna

«C’è una chitarra classica arpeggiata nella versione dei La Crus di Il vino di Ciampi. Può sembrare registrata su nastro e invece è campionata a pezzettini. Non ero un chitarrista eccelso, non riuscivo a portare dall’inizio alla fine il pezzo e quindi l’ho campionato. Era tutto programmato».

Lo racconta Cesare Malfatti dei La Crus che proprio 30 anni fa debuttavano con l’album omonimo che conteneva tra le altre cose la cover di Ciampi. Malfatti è il quarto ospite di Milano sogna, il vodcast sul Jungle Sound che ha finora ospitato conversazioni con Manuel Agnelli, Alioscia dei Casino Royale e Omar Pedrini dei Timoria.

Dopo aver lasciato l’università e aver cominciato a cercare di fare musica in modo più professionale, Malfatti aveva costruito studio Midi presso il Jungle. «C’era un tavolo con l’attrezzatura, dentro ci stavano tre o quattro persone. Lì sono iniziati i La Crus, ma abbiamo fatto anche tanto hip hop come OTR e DJ Gruff con Rapadopa che invitava tantissimi ospiti a qualsiasi ora del giorno e della notte. È stato fondamentale, per me. Ci sono rimasto fino al ’93 o ’94, poi ho aperto una mia struttura».

Sono gli anni in cui Milano si sta trasformando anche grazie a posti come il Tunnel, Pergola, Garigliano, Leoncavallo e appunto il Jungle, che non era solo uno studio e una sala prove, ma un luogo di incontro. «Trovavi un musicista che ci passava per caso, ci parlavi e nasceva qualcosa di nuovo e inaspettato», ricorda Malfatti. «La mattina arrivavo qua al Jungle e la prima persona che trovavo era Edda che magari stava sistemando le sale prove. In attesa dei musicisti che arrivavano più tardi, spesso facevamo pezzi anche con lui. Da qualche parte devo avere ancora i provini fatti insieme».

L’idea, spiega Fabrizio Rioda, intervistatore, membro dei Ritmo Tribale  fondatore del Jungle Sound, «è qua lavorassero solo musicisti, dai fonici ai receptionist». Avrebbe senso un posto del genere oggi? «Ho un figlio di 26 anni che vive in studio da me, fa musica, ha a che fare con le nostre dinamiche», dice Malfatti. «Un posto come il Jungle per uno come mio figlio avrebbe un senso, sì, ma ci vorrebbe la tua pazzia per farlo funzionare».

La domanda finale: quando smetterà di fare musica? «Anche se c’è stato il ritorno dei La Crus, con un disco nuovo che è piaciuto e un tour, è come se stesse un po’ finendo questa cosa. La domanda è: come riuscire a far proseguire questa passione musicale in modo che renda non solo economicamente, ma a livello di soddisfazione? È difficile a una certa età in un concesto in cui tutto cambia, ci sono sempre meno locali, è più difficile monetizzare perché non si vendono dischi».

"Milano Sogna - Il Vodcast della Jungle Sound" Puntata 4: CESARE MALFATTI (LA CRUS)

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