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I Kiss alla conquista dell’Italia

Dopo la data a Torino, i quattro di New York hanno portato il loro party incendiario a Bologna, dove la loro incontenibile energia ha conquistato il pubblico
Foto di Michele Aldeghi

Foto di Michele Aldeghi

I Kiss non sono una band: sono un’epoca, un’idea, un intero circo di fuochi, scintille e maschere glitterate in cui il rock’n’roll è il tema principale. Al party bolognese – perché quel caos di fiamme e lustrini somiglia più ad una festa che ad un concerto – la storica band hair metal newyorkese si è presentata con le immancabili divise ed il trucco nero/bianco che contraddistingue la loro iconografia fin dagli esordi negli anni settanta.

Il cantante Paul Stanley (in questa occasione lievemente giù di voce, ce lo concederanno i fan più accaniti), il bassista Gene Simmons, il batterista Eric Singer ed il chitarrista Tommy Thayer hanno dimostrato che anche superati i sessant’anni si può essere all’altezza delle aspettative di migliaia di fan. All’Unipol Arena di Casalecchio, seconda ed ultima tappa italiana dopo il Pala Alpitur di Torino, davanti ad un pubblico composto per lo più di quarantenni con e senza figli al seguito, si è consumata una scaletta ad alta tensione: introdotti da Rock’N’Roll dei Led Zeppelin, i Kiss hanno cominciato da brani storici come Deuce, Shout It Out Loud e Lick It Up, quest’ultima con un Gene Simmons in vena di mostrare la sua lunghissima lingua ed ammiccare alle fan della prima fila.

Poi, mentre il cantante si sperticava in complimenti sulla bellezza del nostro Paese ed improvvisava una sua personalissima versione di Nel blu dipinto di blu di Modugno, sono partite I Love It Loud, Firehouse e Shock Me, seguite da un assolo di Thayer, che ha lasciato tutti senza fiato, soprattutto alla visione dei fuochi d’artificio provenienti direttamente dalle corde della sua chitarra. E ancora Flaming Youth, con i riflettori tutti puntati su Gene Simmons, che sputa sangue e vola verso il soffitto del palazzetto, dove rimane per tutta la durata di God Of Thunder. Un’altra manciata di brani, e tocca a Paul infilare la zeppa glitterata in un anello sospeso ed attraversare in volo tutta la platea fino a raggiungere un piccolo palco sul fondo, dal quale può intonare Psycho Circus e Black Diamond.

Di nuovo tutti insieme per il gran finale con Rock’N’Roll All Nite, I Was Made For Lovin’ You e Detroit Rock City tra gru che issano i membri della band, coriandoli, fiamme ed esplosioni varie. «Io amo l’Italia – ha dichiarato Paul Stanely – e non si tratta solo della bellezza delle vostre città, o del cibo, ma si tratta di voi, del vostro cuore». E di certo, tra Torino e Bologna, i Kiss hanno avuto grande prova dell’affetto del popolo italiano.

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