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I dati lo confermano: il coronavirus sta fermando la discografia italiana

La Federazione Industriale Musicale Italiana informa che le vendite di CD e vinili calano del 60%, i diritti connessi del 70%. Si ascolta meno musica persino in streaming

I dati lo confermano: il coronavirus sta fermando la discografia italiana

Foto: Anthony Martino/Unsplash

La Federazione Industriale Musicale Italiana ha diffuso alcuni dati preliminari relativi alle prime settimane di lockdown. La vendita di dischi fisici, ovvero CD e vinili, ha fatto registrare un calo del 60%. I diritti connessi, ovvero gli introiti relativi alle esecuzioni pubbliche delle canzoni, sono scesi del 70% a causa della chiusura di locali e negozi. Diminuiscono anche i ricavi derivanti dalle sincronizzazioni, ovvero dall’uso delle canzoni in spot pubblicitari, film, serie tv, ma non viene specificato quanto.

Sorprendentemente, soffre anche lo streaming. Si potrebbe pensare che, essendo in casa, le persone ascoltino più musica, ma non è così. Le cause individuate da FIMI sono la diminuzione delle nuove pubblicazioni e la ridotta mobilità dei consumatori. Secondo i dati della International Federation of the Phonographic Industry, in Italia il 76% di chi ascolta musica lo fa in auto, il 43% nel tragitto casa-lavoro.

Per la FIMI, sono “segnali di crisi con effetti potenzialmente gravissimi nei prossimi mesi”. Significa che se il lockdown dovesse durare ancora a lungo gli effetti sulla filiera della musica potrebbero essere devastanti. Il tutto dopo un anno, il 2019, in cui si è registrata una crescita incoraggiante dell’8%, trainata dallo streaming. “Nel 2019” si legge in un comunicato FIMI “ha sicuramente contribuito a contenere il declino di questa fascia di mercato il Bonus Cultura, che ha generato ricavi per quasi 20 milioni di euro. Non a caso proprio l’estensione del bonus, appena rilanciato per i giovani nati nel 2001, a una più ampia platea di consumatori potrebbe essere uno degli strumenti – insieme a un allargamento del tax credit per le produzioni discografiche – da rendere strutturale nel dopo crisi”.

Anche negli Stati Uniti si è registrato un calo dell’acquisto e dell’ascolto di musica. Lo abbiamo raccontato in questo articolo: il numero di stream è sceso del 7,6% e a soffrire sono soprattutto le canzoni nuove che fanno registrare un calo del 14,5%. I dischi fisici sono scesi del 27,6%, gli album digitali del 12,4%.