Guns a Firenze: andiamoci col cuore, non con le orecchie | Rolling Stone Italia
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Guns a Firenze: andiamoci col cuore, non con le orecchie

Dopo la sorpresa di ieri sul palco dei Foo Fighters, finalmente è arrivato il momento dei GnR al Firenze Rocks. Ma se c'eravate a Torino quel 27 giugno '92, ci sono un paio di cose di cui dobbiamo parlare.

Guns a Firenze: andiamoci col cuore, non con le orecchie

Se siete degli integralisti dei Guns ‘n Roses probabilmente le cattive parole vi fanno incazzare, mentre quelle buone non sono mai abbastanza. Qui brutte parole non ce ne saranno, però due considerazioni fra amici e ammiratori ce le possiamo permettere.

Le rose sono tornate in Italia, al Firenze Rocks, dopo quasi un anno esatto dalla data di Imola—era il 10 giugno 2017. Entrambe le date fanno parte dello stesso tour mondiale, il titanico Not in This Lifetime… partito nel 2016 e che ancora prima di finire si è già preso il quarto posto nella lista dei tour con i maggiori incassi di tutti i tempi. Dopo qualcosa come 160 date si fermerà in Sudafrica a novembre, ed è probabile che per allora abbia abbondantemente superato il mezzo miliardo di dollari d’incassi.

«Non in questa vita» aveva risposto Axl alla domanda di un paparazzo: “C’è speranza di un reunion tour nel futuro?”. Con quattro paroline squillanti nel parcheggio dello Chateau Marmont di Los Angeles aveva incenerito ogni speranza dei fan, per poi sparire dietro ai finestrini oscurati di un SUV insieme a Lana Del Rey. Quattro paroline così lapidarie che l’unico modo per uscirne a testa alta era farne il titolo del tour. E così, genialmente, è stato. Tour immenso, super incassi, asce di guerra seppellite sotto quintali di banconote.

Ma vogliamo davvero ridurre tutto—reunion, tour, simpatiche gag sulle chitarre scordate—al vile denaro? Sono solo sghei per Axl, Slash e Duff? No, e la sorpresa fatta al pubblico dei Foo Fighters ieri sera lo dice chiaro e tondo. I Guns erano già a Firenze da ieri, non avevano niente da fare se non ammuffire in albergo. Quindi perché non raggiungere sul palco l’amico Dave e suonare tutti insieme It’s So Easy? È stato un piccolo fuori programma, non dovuto, non previsto da nessun contratto ma forse per questo ancora più apprezzato dalla folla del Firenze Rocks.

È futile dire che i Guns non sono più gli stessi  di quel 27 giugno 1992, quando si esibirono in Italia per l’ultima volta al completo allo stadio di Torino (in apertura Faith No More ma soprattutto Soundgarden). Se Duff si è conservato meglio di tutti, Slash non si muove più come un tempo e Axl fa fatica a cacciare fuori la voce gracchiante, imbolsito a tal punto da far sembrare un po’ goffa la divisa di jeans e pelle con la camicia di flanella annodata alla vita. “Senes fieri volunt omnes, senex esse nemo vult”, diceva Petrarca in un modo molto aulico per dire che tutti vogliamo diventare vecchi ma nessuno c’ha scazzo di viversi i reumatismi, il mal di schiena, la difficoltà a digerire una pizza.

Ma mentre l’età non è una colpa, lo è invece il non parlarsi per anni, ritrovarsi a odiare i compagni di una vita e mandarsi vicendevolmente ogni tipo di Macumba. Not in This Lifetime… Tour ha reso possibile ciò che i fan ormai credevano impossibile. Ma i decenni di astio hanno inevitabilmente intaccato la complicità sul palco, la naturalità delle cose. Hanno compromesso—chissà forse per sempre—il collante del gruppo, lasciandoti l’impressione di essere più al concerto di tre leggende del rock sullo stesso palco anziché quello di una leggendaria band. Quindi stasera, al concerto, cerchiamo di andarci con il cuore, filtrando il più possibile tutti gli altri impulsi sensoriali esterni.

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