Gigliola Cinquetti: «I Rolling Stones volevano fare i trasgressivi a mie spese» | Rolling Stone Italia
Nasi e linguacce

Gigliola Cinquetti: «I Rolling Stones volevano fare i trasgressivi a mie spese»

La cantante ricorda l’incontro con la band di Mick Jagger e Keith Richards. Si rifiutò di scattare una foto con loro. «Capii chi erano solo tempo dopo»

Gigliola Cinquetti: «I Rolling Stones volevano fare i trasgressivi a mie spese»

Gigliola Cinquetti sul palco dell’Eurovision Song Contest 2022

Foto: Marco Bertoriello/AFP via Getty Images

«I Rolling Stones volevano fare i trasgressivi a mie spese». Lo dice Gigliola Cinquetti in un’intervista di Candida Morvillo pubblicata oggi dal Corriere della Sera.

La cantante, che nel 2023 ha pubblicato il romanzo autobiografico A volte si sogna e che sarà ospite di Sanremo 2024 nella serata del 10 febbraio interpretando Non ho l’età, di cui cade il sessantesimo anniversario, racconta di quando ha negato una foto agli Stones.

«Uno di loro» racconta «posava cacciandosi le dita nel naso. Pensai che erano dei gran cafoni, che volevano fare i trasgressivi a mie spese e me ne andai. Capii che erano loro tempo dopo, guardando la celebre foto di Mick Jagger che fa la linguaccia. Invece, i Beatles li incrociavo sempre: nei vari Paesi, il loro tour precedeva sempre il mio. E Paul McCartney lo intervistai a Londra quando facevo la giornalista».

Anche tempo fa, in un’altra intervista, Cinquetti aveva parlato di Beatles e in particolare della somiglianza fra Yesterday e Non ho l’età. «Hanno le stesse armonie, la stessa sequenza di accordi. Solo che Non ho l’età è nata ben prima di Yesterday… Una coincidenza? So per certo che i Beatles mi conoscevano. Paul McCartney l’ho pure incontrato per intervistarlo per la Rai. In quegli anni a Londra si ascoltavano le mie canzoni. I Beatles allora erano dei ragazzini e l’avevano sicuramente sentita. Plagio involontario?».

Nell’intervista di oggi, Cinquetti racconta tra le altre cose che il Luigi che le dice «ti odio» citato nel libro è Tenco. «Era lui, ma non è importante che fosse lui: capii subito che la sua era una posizione ben precisa con la quale avrei dovuto fare i conti. Quello fu il mio impatto col mondo della musica e una sorta di prova del nove di un successo clamoroso: le critiche anche violente sono il rovescio della medaglia quando si arriva all’idolatria, anche quella senza senso».