Gemitaiz, intervista: «Odio i razzisti. E mi piace» | Rolling Stone Italia
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Gemitaiz: «Odio i razzisti. E mi piace»

Abbiamo chiesto a Davide di spiegarci la storia su Instagram contro Matteo Salvini. «So di aver esagerato, ma non posso più farmi i cazzi miei»

Gemitaiz: «Odio i razzisti. E mi piace»

Gemitaiz, foto di Sha RIbeiro

Il rap è tornato a parlare di politica. Gemitaiz, con una storia su Instagram, è entrato senza troppe smancerie nella polemica sulla nave Aquarius, scacciata dai porti italiani e in viaggio verso Valencia. «Salvini ti auguro il peggio. Se muori facciamo una festa. Rapper, cantanti, attori, modelle e influencer, tirate fuori le palle e schieratevi. Siamo tanti anche noi», ha scritto il rapper. Poi si è pentito, ha cancellato tutto e si è spiegato con un post su Facebook. L’abbiamo raggiunto al telefono per chiedergli cosa è successo.

Hai fatto un bel po’ di casino con una storia rimasta online solo 10 minuti
Ti dico la verità: io di solito cerco di astenermi dal leggere determinate notizie, perché poi so che mi faccio rodere il culo. Lo so per certo. Però questa è una cosa impossibile da ignorare. Io non sono d’accordo con chi dice di non accettare i migranti, questo è ovvio, ma la cosa che più mi ha fatto incazzare è chi scrive “questa volta no, l’abbiamo già fatto troppe volte”. Non stanno proponendo una soluzione, non stanno proponendo niente. Poi so di aver esagerato, mi sono fatto prendere da quello che ho letto: per questo l’ho cancellata subito e ho fatto un post su Facebook. Sono stato impulsivo. 

Allora approfitta dell’intervista per spiegarti meglio
Prima cosa: la gente che arriva qui non vuole restare in Italia, se ne vuole andare. È provato. Vai in Sicilia e affacciati, che vedi? L’Africa. Questi dove devono andare? Sono su barche che cadono a pezzi. La gente muore, è solo una questione di tempo. Se nel passaggio da qui alla Spagna un bambino muore, di chi è la colpa? Di fronte al mondo, all’Europa, a chi te pare, di chi è la colpa? Di tutti noi italiani, non solo di Salvini.

Perché hai deciso di schierarti?
Io sono un artista, io faccio il rap. Non sono un italiano medio, non sono il 30enne classico senza una posizione. Ma questa storia non c’entra niente con la politica. Non mi sono certo proposto come simbolo della cultura, ho la terza media. Ma questa è gente senza passione, povera di animo e di spirito. Come fai a non empatizzare con una donna incinta su una barca, con 50 gradi, ma che c’hai nel petto? Andrebbero curati, è gente che dice “negro di merda” e poi vuole scoparsi Naomi Campbell, capito?

Sì, ma augurarsi la morte di qualcuno…
Ho sbagliato, non voglio nascondermi. E comunque gli ho augurato il peggio, non la morte. Era una cosa palesemente sarcastica, certo che sono stato furbo a mettere l’emoticon con la falce. Mi sono posto in maniera… non ti dico violenta perché non è così, ma sicuramente aggressiva. Dopo 10 minuti mi sono reso conto dell’errore e ho scritto “Avete ragione, ho esagerato”. Ma ti dico anche che odio i razzisti. E mi piace.

Non credi di aver fatto il suo gioco?
Poco fa ne parlavo con un mio amico giornalista. Ho capito che Salvini manda avanti questa cosa del vittimismo, si mostra come una vittima. “Oh no, mi puntano tutti il dito contro”. Ma andiamo a scavare, torniamo a un paio d’anni fa, ci sono sue dichiarazioni fuori dal mondo, fuori dalla mia comprensione morale ed etica. Noi abbiamo come Ministro degli Interni una persona che dice di prendere la gente dalle barche e lasciarla in spiaggia con un sacchetto di noccioline.

Il tuo pubblico come ha reagito?
Un ragazzo mi ha scritto: “Mi pento di averti ascoltato tanti anni”. Io gli ho risposto che mi vergogno di aver cresciuto uno che mette “Viva Salvini” sotto le foto di un rapper. È Black Mirror, capito? C’è gente che mi accusa di dire queste cose perché prendo 10mila a concerto e non pago le tasse. Primo: non prendo 10mila euro. Secondo: sto in regola, andate dal commercialista mio e guardatevi le carte.

Perché gli artisti dovrebbero schierarsi?
Io parlo della gente che nella mia testa dovrebbe avere buon senso. Ho chiesto un po’ di solidarietà a quelle persone che in Italia hanno un’influenza, se sei influente su una cerchia di persone giovani hai la responsabilità di schierarti. Io ho nominato le persone che fanno quella che io definisco “arte”, e nella mia testa ingenua e stupida penso che chi fa arte non può accettare questi comportamenti. Certo, speravo di trovare più gente.

Ensi ha subito condiviso il tuo appello, ma non si è esposto nessun “grande nome”. Ti ha sorpreso ?
Alla gente non piace pensare, gli piace stare dove conviene stare. Enzino l’ha messo, così come altri ragazzi del rap, qualche stylist, qualche tour manager. Ma in realtà sono rimasto amareggiato. C’è gente che ha paura di perdere 100 persone ai concerti, che ha paura di dire le cose. È molto più difficile portare avanti un concetto come il mio che farsi il bagnetto in piscina e postare la storia con le scarpe di marca.

Credi che il rap italiano possa parlare ancora di politica, come succede in America?
Il rap degli anni ’90 è stato quello che è stato, e non metto in dubbio che qualcosa si possa fare anche adesso. Ma chi ascoltava il rap in quegli anni era gente adulta, che sapeva dove viveva. Adesso invece sono 13enni ignoranti capaci solo di scrollare con l’iPad e con le loro app di merda. E vengono a scrivermi “Salvini ci salverà”. Dei ragazzini di 13 anni! Io non ce la faccio, non posso farmi i cazzi miei.

Insomma, sei pentito dei toni ma rifaresti tutto.
Mi dispiace del post e della stupidaggine della morte, perché si parlerà solo di quello. Ma io mi sono sempre esposto e continuerò a farlo. E dovrebbero farlo tutti: ho quasi un milione di follower su Instagram, se su questo milione 300mila decidono di informarsi, di farsi un’idea su quello che sta succedendo, allora ho vinto io.

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