Franceschini: «Se aprono gli stadi, le stesse regole valgano per i concerti» | Rolling Stone Italia
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Franceschini: «Se aprono gli stadi, le stesse regole valgano per i concerti»

Dopo la decisione del governo di riaprire l'Olimpico con il 25% di pubblico per gli Europei, il mondo dello spettacolo è tornato a protestare. La risposta del ministro: «Abbiamo chiesto al Cts le stesse regole per i live»

Franceschini: «Se aprono gli stadi, le stesse regole valgano per i concerti»

Il pubblico di Vasco Rossi a San Siro nel 2019

Foto: Michele Aldeghi

Il mondo dello spettacolo è tornato a protestare, dopo che sono circolate le notizie sul via libera del governo alla presenza del 25% di tifosi all’Olimpico per Euro 2020, senza nessuna menzione ai live. Nelle ultime ore è intervenuto anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini: «Se riaprono gli stadi è anche per concerti», una risposta indiretta alle dichiarazioni di Enzo Mazza, Ceo di Fimi (Federazione dell’industria musicale italiana), che questa mattina ha detto: «Se è possibile accedere in uno stadio con 16 mila persone per il calcio deve essere possibile anche per un concerto. È una questione di principio, il mondo della cultura non può essere trattato in questo modo». Nel frattempo, tanti big della musica hanno deciso di spostare le date dei loro concerti al 2022. Tra loro Vasco Rossi, ma anche Fiorella Mannoia e Francesco Renga. Mentre c’è ancora incertezza su quello di Tiziano Ferro all’arena di Verona in attesa di «risposte che tardano ad arrivare».

Tutto è nato dall’ok accordato dal governo alla Figc per poter disputare le partite a Roma degli Europei di calcio in programma dall’11 giugno all’11 luglio. La sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali ha inviato una lettera al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina con l’impegno di assicurare la partecipazione «di una quota di spettatori pari ad almeno il 25% della capienza» dello stadio in occasione della partita inaugurale e delle altre sfide in programma. L’Uefa attendeva una risposta entro la fine della settimana.

Come detto, il più attivo in queste ore nel cavalcare la decisione del governo estendendola anche ai concerti è stato il Ceo di Fimi: «È evidente che siamo di fronte a una farsa. Si dibatte su protocolli stringenti sui quali dovrebbe esprimersi il Cts, per consentire quest’estate eventi musicali con mille o poco più persone all’aperto e nello stesso momento si approva un piano per l’accesso di oltre 16 mila persone all’Olimpico in occasione degli Europei di calcio? I danni causati al mondo dello spettacolo e della musica dal vivo dopo oltre un anno di pandemia e restrizioni sono immensi. Un settore distrutto, lavoratori dispersi e senza risorse, piccoli club che hanno chiuso per sempre e ora si scopre che una decisione politica può derogare alle restrizioni sanitarie? È ridicolo». E ha parlato addirittura di discriminazione chiamando a raccolta il settore: «Penso che artisti e addetti ai lavori non debbano accettare una discriminazione di tale portata. Deve essere immediatamente aperto un tavolo di confronto per ottenere quanto meno un trattamento equivalente». Già in passato la Federazione aveva chiesto l’apertura immediata di un tavolo di confronto e a chiedere pari trattamento erano stati anche il Pd, Sinistra Italiana e Italia Viva.

Dal canto suo, il ministro Franceschini già nei giorni scorsi si era riunito con i tecnici del Cts per trovare delle soluzioni che possano venire incontro alle richieste di cinema, teatri, danza, musica, manifestazioni artistiche. E in buona sostanza aveva chiesto di raddoppiare le presenze massime consentite per gli spettacoli sia all’aperto sia al chiuso, coinvolgere le Regioni, trovando il modo di sperimentare eventi aperti anche a qualche migliaio di persone – sul modello del concerto di qualche giorno fa a Barcellona – da accompagnare con misure di sicurezza in più il cui costo non ricada però né sul pubblico né sugli esercenti, già troppo provati dalla crisi economica e per spingere sulle riaperture dopo il 30 aprile perché «il settore è allo stremo», non ce la fa più e per la sua importanza anche per l’economia del Paese «deve essere considerato essenziale al pari della scuola».

Così, dopo alcune ore di caos ha dovuto pensarci proprio il suo ministero a cercare di spegnere le preoccupazioni con una nota: «In relazione alle notizie di stampa riguardo ad una differenziazione tra la presenza del pubblico negli eventi sportivi e in quelli culturali, il Ministero della Cultura precisa che: sia nell’audizione di lunedì sia nelle proposte inviate ieri al Cts, il ministro Franceschini ha chiesto che, nel caso in cui si dovessero autorizzare eventi sportivi con pubblico, le stesse regole dovrebbero riguardare i concerti e gli spettacoli negli stadi o in spazi analoghi».

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