Fedez risponde alla caccia ai testi “sbagliati”: «Ho detto cose omofobe per ignoranza» | Rolling Stone Italia
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Fedez risponde alla caccia ai testi “sbagliati”: «Ho detto cose omofobe per ignoranza»

Si scandaglia il repertorio del cantante in cerca di frasi inappropriate, per poi dire: io da questo non prendo lezioni. La replica: «Nel quartiere dove sono cresciuto non c'era educazione, ma ho cercato di migliorarmi». Sottinteso: e voi leghisti?

Fedez risponde alla caccia ai testi “sbagliati”: «Ho detto cose omofobe per ignoranza»

Fedez ha risposto alla caccia ai testi “sbagliati”. Da quando è scoppiato il caso Primo Maggio, infatti, sui social e nei media di orientamento politico di centro-destra c’è stata una corsa a pescare passaggi del suo repertorio discutibili, anche solo all’apparenza.

Un esempio. Vittorio Sgarbi ha postato su Twitter una grafica con un’immagine del cantante ed estratti da quattro sue canzoni: «Quello che scrive queste cose è lo stesso “campione” dei diritti civili salito sul palco del concerto del Primo Maggio? Chiedo per un amico».

Si va da “ho un odio represso verso tutte le persone gay” (Faccio brutto) a “Pablo sei un pacco, tipo, tipa con la sorpresa” (Le feste di Pablo), passando per “io lo so che ti piacciono le canzoni gay, più ti guardi allo specchio più di credi una lei” (Canzone da gay) e “non fare l’emo-frocio con lo smalto” (Ti porto con me).

Fedez ha risposto nelle storie di Instagram con una sorta di guida alla comprensione di testi per «gli amici leghisti». Il caso di Faccio brutto è emblematico. È il ritratto di un rapper gangsta all’italiana che ha “rime taglienti come le posate in plastica”, lucida la Beretta e quando non sa cosa fare incendia le camionette della polizia. Non è autobiografia. «Cercavo di fare ironia sul rapper macho, il rapper che odia la polizia, il rapper che ostenta il denaro, il rapper a tratti anche omofobo, prendendo dei cliché e aggiungendo una frase che ridicolizza il tutto». E infatti il passaggio “ho un odio represso verso tutte le persone gay” si completa con “ma poi limono con la foto del cantante dei Green Day”. 

Ma è vero che Fedez ha scritto altri testi discutibili e inutilmente provocatori. Nelle storie affronta anche questo aspetto: «Ho peccato anch’io, da giovane, ho detto delle cose omofobe, non c’è mai stata nel quartiere dove sono cresciuto educazione in tal senso. Ma poi ho cercato di migliorarmi. Ho sbagliato per ignoranza. Ho fatto un testo recentemente che è stato giudicato transfobico e non era voluto (si riferisce a Le feste di Pablo, ndr). Ho invitato una ragazza trans al mio podcast, abbiamo affrontato assieme il tema e ho imparato un sacco di cose. Ma capite che dire “se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno” da una persona che dovrebbe rappresentare il Paese, non da un rapper, è una cosa che ha un peso completamente diverso».

«Ma poi, amici leghisti, voi veramente volete andare a rimestare nel mio passato quando il vostro leader qualche anno fa, non tanto lontano, fece un video in cui disse: “Napoli merda, Napoli colera, sei la rovina dell’Italia intera”? E oggi va a Napoli chiedere i voti ai napoletani. Ma cosa cazzo volete da me?».

Fedez ha anche mandato un altro messaggio agli «amici politici arrabbiati», ricordando la creazione del fondo Scena Unita per i lavoratori dello spettacolo, «categoria della quale vi siete strabattuti il cazzo per un anno e mezzo» e lanciando una proposta: «Perché non chiedete ai tesorieri del vostro partito di decurtarvi una parte del due per mille che ricevete come finanziamento ai partiti e li date ai lavoratori dello spettacolo visto che oggi sono la vostra priorità?».

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