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Fedez contro il Codacons: «Mi sono rotto il cazzo!»

L'oggetto dell'atto che il rapper ha mostrato su Instagram è la raccolta fondi di Scena Unita. Lui: «La paragonano al caso Chalhy». La replica: «Non hai capito nulla, ti paghiamo un insegnante di italiano»

Le disavventure di Fedez con il Codacons continuano. Oggi sulle sue storie Instagram il rapper ha sbottato contro l’associazione che avrebbe chiesto il sequestro dei fondi raccolti da Scena Unita per i lavoratori dello spettacolo (ne abbiamo parlato più volte, tra cui il lancio qui e gli ultimi risultati qui), paragonandola al caso di Malika Chalhy, la ragazza finita nella bufera qualche settimana fa per essersi comprata una Mercedes con i soldi raccolti per sostenerla dopo che era stata cacciata di casa dai genitori perché lesbica.

«Io cerco sempre di farmi una risata però si è arrivati a un punto dove è veramente insostenibile questa cosa. Ricordo che il Codacons durante l’emergenza covid, durante il primo lockdown, chiedeva i soldi alle persone con un banner con scritto “donate per l’emergenza coronavirus” quando i soldi andavano direttamente a loro che con l’emergenza sanitaria nulla avevano a che fare», racconta Fedez.

«E questi hanno il coraggio di venire a rompere i coglioni dove degli artisti hanno raccolto milioni di euro per i lavoratori dello spettacolo, e paragonarla alla raccolta fondi di una ragazzina che si è comprata una mercedes? Come cazzo è possibile che in questo paese sia possibile tutto questo? Io c’ho una trentina di denunce, devo andare in tribunale 30 volte con questi stronzi che intasano i pubblici uffici. Mi sono rotto il cazzo! Non è possibile una cosa del genere!».

Secondo il Codacons, Fedez «non ha capito nulla». «Evidentemente Fedez non ha letto la nostra istanza, e se l’ha letta non l’ha capita, dimostrando leggerezza e superficialità», si legge in un comunicato dell’associazione. L’atto «a cui il rapper fa riferimento è finalizzato proprio a tutelare le raccolte fondi come quella avviata da Fedez, e a garantire trasparenza e correttezza ai donatori circa la destinazione e l’utilizzo dei soldi raccolti».

«Una richiesta, come si legge nell’atto, che chiama in causa anche i recenti fatti di cronaca, come il caso di Malika che ha tenuto banco sulla stampa per giorni e ha minato la fiducia dei cittadini verso le iniziative di beneficenza, senza minimamente paragonare la raccolta di Fedez a quella della ragazza».

«Entrando poi nel merito delle accuse mosse dal rapper verso la nostra associazione, gli insulti, l’arroganza, le menzogne contenute nel suo video e la violenza dimostrata nei nostri confronti varranno a Fedez una nuova querela per diffamazione, che il rapper si sarebbe potuto evitare se solo avesse letto (e compreso) l’atto che gli è stato notificato. In favore dell’influencer stanziamo volentieri una piccola somma per pagare un giovane docente di italiano che, da oggi, manderemo a casa di Fedez quando dovrà leggere atti da noi scritti, per essere certi che li legga e li comprenda a fondo».

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