Dopo la pandemia il mercato della musica dal vivo ha fatto registrare crescite a due cifre e fatturati mai visti prima. Artisti che facevano locali medi sono passati ai palazzetti, chi faceva i palazzetti ha fatto gli stadi. Gli eventi estivi non si contano più. Il rapporto SIAE relativo al 2023 parla di incremento del 70% sul 2019, l’ultimo anno prima delle chiusure. L’attrazione esercitata dai grandi eventi porta il pubblico a comprare biglietti a prezzi molto alti.
A fronte di questa crescita si sono registrati però il ridimensionamento di alcuni tour, la cancellazione di concerti, la diffusione di biglietti scontati o gratuiti, una pratica peraltro diffusa da anni. Qualcuno ha cominciato a parlare dello scoppio della bolla dei concerti, qualcun altro si è compiaciuto della “caduta” di piccoli e grandi divi digitali del pop italiano. I conti si faranno a fine anno, ma è evidente che questa faccenda non è solo una questione di sbigliettamento, ma anche di presenza mediatica degli artisti, di numeri come criterio guida del successo, di vanità.
In un post pubblicato su Facebook Federico Zampaglione spiega in particolare un meccanismo che è collegato alla distribuzione di biglietti scontati e gratuiti: i costi dei finti sold out, scrive Zampaglione, vengono pagati dagli artisti, che finiscono per indebitarsi con gli organizzatori pur di non ammettere il fallimento. Il musicista dei Tirmancino spiega che il discorso non è riferito a nessuno in particolare, ma a un meccanismo che «da anni sta distruggendo il meccanismo dei concerti e molte carriere».
«Si continua a leggere un po’ ovunque l’arcinota storia dei finti sold out, ma le spiegazioni che vedo su come funziona il meccanismo sono spesso poco chiare», scrive Zampaglione. «Proverò a spiegarvelo a modo mio, con una pagina di sceneggiatura, dopo aver visto questa storia succedere per circa 30 anni; con un’impennata spaventosa in tempi recenti, sopratutto ovviamente ai danni di artisti ancora giovani ed inesperti».
In sostanza, scrive il musicista dei Tiromancino, sull’onda di uno o più successi “virali” vengono organizzati tour e concerti in posti grandi, tipicamente i palazzetti e gli stadi, anche se non sempre l’artista ha un seguito tale da permetterselo. Lo si fa, scrive Zampaglione scrivendo la parte dell’organizzatore in una sorta di sceneggiatura, per «fare il grande salto», ovvero «dare un segnale forte, uscire dal mucchio, far capire che tu (l’artista, ndr) sei al di sopra dei tuoi colleghi… ci vuole un tour nei palazzetti, anzi negli stadi e deve essere sold out! Così scateniamo l’ufficio stampa e ti fanno santo subito».
I concerti vengono annunciati, per l’artista è il coronamento di un sogno e di una carriera. «Tu (sempre l’artista, ndr) sei già a due metri da terra, ti lanci sui social trionfante e ogni giorno gridi al mondo la tua gioia e soddisfazione per il grande tour in arrivo. Lo fai in ogni modo e maniera, mentre tutti si congratulano con te perché “te lo meriti”, “era ora” “sei il #1”, “io c’ ero sin dall’inizio”».
Se però si vendono pochi biglietti, se insomma il posto resta mezzo vuoto, l’organizzatore mette l’artista di fronte a una scelta: o annullare tutto, con un contraccolpo d’immagine, o piazzare i biglietti invenduti facendo omaggi e sconti: «Ci sono biglietti gratuiti, a un euro, dieci euro, invitiamo tutti i dipendenti di banche, assicurazioni, aziende a noi vicine, mettiamo biglietti in regalo con la spesa nei supermercati, facciamo contest con influencer, retate nei locali con i biglietti… insomma fammi fare il mio lavoro», dice l’organizzatore.
Il problema, spiega Zampaglione, è che l’organizzatore scarica i mancati introiti sull’artista che preferisce accollarseli piuttosto che annullare tutto. «Vedo che hai capito come funziona, oggi l’immagine nella musica è tutto», dice l’organizzatore. «E se leghi la tua immagine alla parola “flop” ci salta il piatto a 360%: contratti, sponsor, brand, convention, esposizione mediatica, percezione, pubblicità, credibilità, ecc».
La conclusione: «Da questo momento in poi tu vai e fai (per anni) solo quello che ti dico io e tutto ciò che guadagni per un buon 85% è mio, perché devo rientrare e bada bene i costi li ho in mano io… non te. Se mai volessi inoltre interrompere il contratto, prima ovviamente mi paghi tutto, oppure resti qui da me e con calma sconti. Triste morale della favola? Solletica l’ ego di qualcuno (meglio se ingenuo o megalomane) e poi… mangiaci sopra a vita!».