Fabri Fibra sul risarcimento a Valerio Scanu: «Non penso sia minacciata la libertà di parola» | Rolling Stone Italia
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Fabri Fibra sul risarcimento a Valerio Scanu: «Non penso sia minacciata la libertà di parola»

«Se sei un artista dici le cose perché le puoi dire o non le dici perché hai paura delle conseguenze?». E ancora: «Se ci sono degli attacchi sono sempre alla figura pubblica, non alla persona»

Fabri Fibra sul risarcimento a Valerio Scanu: «Non penso sia minacciata la libertà di parola»

Fabri Fibra

Foto: Karim El Maktafi

Fabri Fibra ha parlato del risarcimento a Valerio Scanu in un’intervista concessa al Corriere della Sera in occasione dell’uscita domani del singolo con Tredici Pietro Che gusto c’è, primo estratto dall’album Mentre Los Angeles brucia che sarà pubblicato il 20 giugno.

Si è saputo a inizio maggio che la Cassazione ha condannato in via definitiva il rapper e la Universal Music Italia a un risarcimento di 70 mila euro a Valerio Scanu per i danni non patrimoniali causati dalle allusioni contenute nel testo della canzone di Fibra del 2013 A me di te.

Non ci sono tanti modi per prendere la sentenza, dice Fibra. «L’ho presa. Ma non penso sia una minaccia alla libertà di parola come ho letto, anzi è il contrario. Io sono stato liberissimo di dire quel che volevo dire, ma logicamente ci sono cose che portano a conseguenze. La mia domanda è: se sei un artista dici le cose perché le puoi dire o non le dici perché hai paura delle conseguenze?».

Fibra non ha sentito direttamente Scanu. «Non lo conosco, non l’ho mai visto. Ma io non conosco nessuno. Per me è molto importante la distinzione fra l’artista e la persona: io parlo dell’artista, se ci sono degli attacchi sono sempre alla figura pubblica, che è esposta, come lo sono io. La mia intenzione è di confrontarmi con il personaggio, con le persone non mi interessa».

Sul fare rap avvicinandosi ai 50 anni: «Il rap è un genere fortemente attaccato oggi in Italia, anche giustamente, perché c’è di tutto, ma spesso viene raccontato solo nella parte più superficiale e banale. Io voglio cercare di dargli una certa credibilità e un certo taglio adulto. Ho quasi 49 anni, sono più di 20 anni che lo faccio, ho attraversato tutte le fasi, dalla ribellione giovanile fino alla maturità. Quello che mi succede nei testi c’è sempre, ma cerco di darmi un taglio credibile. La formuletta del rap di oggi è la hit americana ricopiata, anche tradotta, invece per me è un grosso risultato aver chiuso un singolo molto italiano, che ha un’identità: è rap italiano che non assomiglia a nessuno».

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