Emis Killa, la boxe e l'arte del rap | Rolling Stone Italia
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Emis Killa, la boxe e l’arte del rap

Come un pugile, è sempre stato un solitario. Oggi riparte dalle sue origini

Emis Killa, la boxe e l’arte del rap

Emis Killa, foto Alessandro Treves. Qui indossa il nuovo modello GEL Kayano Trainer Knit Twisted Yarn, variante Black

«Se ci pensi, sia il rapper sia il pugile sono due solitari. Io sono cresciuto così, da solo: non ho mai praticato sport di squadra», dice Emis Killa alla fine della nostra chiacchierata. L’intervista è a proposito di “I am self. I am Tribe”, la campagna di ASICSTIGER di cui è protagonista. «Mi sono trovato subito a mio agio con ASICS: è un marchio giapponese e mi sento molto vicino alla cultura della precisione e del sacrificio. È stato facile dire di sì alla loro proposta».

Nel video della campagna, girato nei luoghi del suo quotidiano come lo studio di registrazione e il ring, è ritratto nelle vesti di rapper e, appunto, pugile. E l’immagine alla Rocky Balboa deve piacergli un casino, visto che è così che si è presentato sulla copertina del suo ultimo album, Terza Stagione (Carosello Records, 2016), con il quale ha guardato dritto verso l’hip-hop più crudo affrontando temi duri come alcolismo (Jack), stalking (3 messaggi in segreteria) e, in uno dei singoli, una vera e propria rivendicazione delle sue origini umili (Dal basso). Praticamente uno schiaffo a quelli che lo conoscono solo per Maracanà.

Ora la vita di Emis Killa è diversa, ed è stato costretto a mettere da parte il pugilato. «Vado molto in palestra, ma non pratico la boxe, non riesco a dedicarle la concentrazione che servirebbe. È una cosa che va fatta con disciplina, non puoi smettere e ricominciare quando ti pare». Gli chiedo se con il rap è lo stesso. «Immagino di sì, ma io cerco sempre di scrivere qualcosa di nuovo. Ho l’ansia di non buttare il mio tempo».

Per Emis Killa la musica è un’ossessione positiva: sa che il successo è effimero e non vuole sprecare neanche un minuto. «Guardavo il mio profilo Spotify e ho notato che ho fatto uscire qualcosa ogni anno, sento una specie di responsabilità, almeno verso me stesso». Senza dimenticare il suo pubblico, a cui ha dedicato un brano contenuto nella versione deluxe dell’album e recentemente pubblicato anche su Spotify (Sei Tu), e co-protagonista del video della campagna. «Non tutti», specifica. «Mi riferisco in particolare ai fan degli esordi, quelli che ai primi concerti erano in prima fila. La mia gente, non gli ascoltatori occasionali».

Scrivo di notte, quando cadono le barriere che abbiamo verso noi stessi

Ora la palestra ce l’ha in casa, e la usa quando c’è troppo da scrivere e deve rinchiudersi in studio, dove sta lavorando al suo prossimo disco insieme ai collaboratori storici come Big Fish e Don Joe e a ragazzi giovani e talentuosi come Federica Abbate. «Sto creando una nuova crew, lei scrive delle melodie straordinarie», spiega. Scrive e produce contemporaneamente, soprattutto di notte, «quando cadono tutte le barriere e non c’è più quella timidezza che abbiamo nei confronti di noi stessi». L’importante, per uno come Emis Killa, è non stare mai fermo. E non è dato sapere se in futuro tornerà a flirtare con il pop: «Io sono pessimista, nostalgico, mi piace la musica cruda. Ma non sono solo questo. Sono anche tutto il contrario».

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