Eminem, il primo concerto italiano raccontato da Mecna | Rolling Stone Italia
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Eminem, il primo concerto italiano raccontato da Mecna

Abbiamo mandato il rapper al primo live in Italia di Slim Shady: un sogno che si realizza raccontato in prima persona

Eminem, il primo concerto italiano raccontato da Mecna

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Credo che per gran parte della mia adolescenza non ci sia stata cosa che desideravo di più di un concerto di Eminem. E ieri il momento è arrivato. Forse fuori tempo massimo, ma è arrivato. Grazie a Rolling Stone sono riuscito finalmente a vedere il mio idolo dal vivo, quello che mi ha fatto appassionare in maniera spropositata al rap, che senza fare sensazionalismi mi ha un po’ cambiato la vita.

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Il pubblico era così vario che si faceva fatica a capire se fossimo al concerto di Vasco Rossi o del Primo Maggio. Sono arrivato sul primissimo pezzo in questa distesa infinita di persone già visibilmente stordite dal sole, dal caldo, dalle zanzare e bho diciamo dalla birra. Dentro di me continuavo a ripetermi “l’hai desiderato così tanto e ora ci sei, sta succedendo veramente!”.

Non ho fatto in tempo ad essere quasi inciampato in un telo da mare che era per terra (???) che parte Kill you, colonna sonora del mio odio adolescenziale verso chiunque. Certo, fa un po’ effetto vedere Eminem con la barba, mi ricorda sempre un po’ Gwyneth Paltrow in Shakespeare in Love, però cazzo l’esecuzione è perfetta, sul palco è ancora un mostro, preciso, squillante, impeccabile. Si susseguono Square Dance, White America, Like Toy Soldier fino ad arrivare ai fuochi d’artificio di Sing for the moment in cui devo ammettere mi sono quasi commosso.

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Certo, non si può dire che mi sia strappato i capelli con gli ultimi pezzi pseudo pop con cantanti donne tutte automaticamente sostituite live da sta cazzo di Skylar Grey che sarà pure brava ma non è né Rihanna, né Beyonce né soprattutto sarà mai Dido porca troia. Comunque nonostante fosse passato tempo da The Way I Am o Stan o Criminal, sapevo i pezzi a memoria più di quanto non sappia i miei pezzi.

Il punto più epico credo sia stato sicuramente il tridente My Name Is, The real Slim Shady e Whithout me, i pezzi che hanno fatto di Eminem, Eminem. I tre brani più paraculo dei suoi tre dischi migliori, i tre singoli più cazzoni che uno dopo l’altro hanno convinto tutti e dico tutti a comprare i suoi dischi, dove però poi dentro c’era tutta una storia diversa.

In conclusione bravo Eminem: nonostante i tuoi 45 anni e quella barba finta (perché andiamo non può essere vera quella roba), vederti live mi ha ricordato che per me sei sempre stato il migliore e che alla fine se qualcosa c’è di buono nel tuo ultimo disco Revival è il titolo, perché alla fine lo show di ieri era un revival per tutti noi che siamo cresciuti con la tua musica. Ti voglio bene.

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