Elogio di Gianluca Grignani «combattente con la chitarra acustica», firmato Cesare Cremonini | Rolling Stone Italia
30 anni di ‘Destinazione paradiso’

Elogio di Gianluca Grignani «combattente con la chitarra acustica», firmato Cesare Cremonini

«Mi colpì una tua frase letta in una qualche intervista alcuni anni fa: “A volte un artista ha solo bisogno di un abbraccio”. A volte la strada sbagliata è la più illuminata». Storia di un’influenza che risale ai Lùnapop

Elogio di Gianluca Grignani «combattente con la chitarra acustica», firmato Cesare Cremonini

Gianluca Grignani e Cesare Cremonini

Foto: Ste Brovetto (1), Greg Williams (2)

Sapevate che Cesare Cremonini è stato molto influenzato da Gianluca Grignani? Il cantautore bolognese lo spiega in un post che parte dai 30 anni di Destinazione paradiso, facendo l’elenco dei pezzi che ha scritto come solista e con i Lùnapop legati a canzoni di Grignani.

«Destinazione paradiso compie trent’anni e si deve rendere omaggio a un autore e un musicista che ha fermato il tempo a metà degli anni ’90 con degli evergreen che basterebbero a chiunque per prendersi lunghi applausi di gratitudine», scrive Cremonini. «Per quanto mi riguarda Gianluca Grignani o Gianluca, a seconda dei momenti, ha influenzato la mia adolescenza in modo concreto nella scrittura delle canzoni e ora vi cito alcune canzoni molto importanti per la mia storia che se non ci fosse stato lui sarebbero state sicuramente diverse».

«Cara Maggie, per chi sa di cosa parliamo quando diciamo Lùnapop, ha sentito l’influenza di Falco a metà più di ogni altro mio brano. Silvia stai dormendo, ancora Lùnapop, non sarebbe mai nata se Gianluca non avesse creato La fabbrica di plastica e in particolare modo quel capolavoro che è L’allucinazione. Così come Mille galassie e E invece sei tu, del mio primo album da solista, non avrebbero trovato un morbido cuscino di accordi minori in cui muoversi senza quelli che ti infilava lui nelle sue canzoni da combattente con la chitarra acustica. E poi i Beatles, che in lui per un certo periodo si sentivano in sottofondo».

«Anche Momento silenzioso e Il pagliaccio, che è una delle mie canzoni meno conosciute (ma più importanti per tutti voi che siete qui da sempre) ha sue influenze nella creazione dei bridge, (“Ma in fondo io sto bene qua…”) e nel timbro vocale che io avevo mangiato a grandi bocconi e digerito nelle infinite giornate di studio al liceo quando, per raggiungere Pianoro, una piccola città quasi montanara fuori Bologna, passavo 40 minuti al giorno seduto sull’autobus 46 direzione Toscana. Guardavo fuori e sognavo come ho sempre fatto».

E infine: «Grazie Gianluca. Mi colpì una tua frase letta in una qualche intervista alcuni anni fa: “A volte un artista ha solo bisogno di un abbraccio”. A volte la strada sbagliata è la più illuminata».

 

 
 
 
 
 
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