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Elio e le Storie Tese: «Noi, per la prima volta all’estero»

Abbiamo seguito gli Elii in occasione della prima data del loro primo tour europeo e, tra zie ungheresi ventiduenni da accudire in Italia, pezzi cult e aspettative mantenute, c'era anche Rocco Siffredi, vero ambasciatore italiano in Ungheria

MILAN, ITALY - APRIL 29: Italian Comedy rock band Elio e le Storie Tese, often abbreviated EelST, performs live at Mediolanum Forum of Assago in Milan, for the first concert of the Piccoli Energumeni Tour. The band consists of Stefano Belisari a.k.a. Elio on lead vocals, Nicola Fasani a.k.a. Faso on bass, Davide Civaschi a.k.a. Cesareo on guitar, Christian Meyer on drums, Paola Folli on vocals, Vittorio Cosma on keyboards, and Antonello Aguzzi a.k.a. Jantoman on keyboards. (Photo by Sergione Infuso /Corbis via Getty Images)

«All’improvviso ci ha chiamati l’Europa, dal telefono fisso». Adducono questa, gli Elio e le Storie Tese, come motivazione di fondo che li ha portati ad affrontare il loro primo tour europeo in trentacinque anni di carriera. Suonano qui a Budapest per la prima data, o tour leg, come vogliono precisare, con quel burlone uso dei termini tecnici o vetusti che é la loro cifra stilistica. A las cinco de la tarde, davanti all’Istituto Italiano di Cultura – sito nella rigorosissima Brody Sandor – c’é giá un certo fermento a due ore dall’inizio del concerto. Bisogna anche premettere che la vigorosamente accresciuta comunità italiana di Budapest ha vissuto con certa incredulità (e grandissima aspettativa) questo arrivo, al punto che un gruppetto di studenti Erasmus di Mantova si rassicura a vicenda sull’effettiva presenza del gruppo («Ho visto le foto su Facebook, raga. Sono arrivati stamattina! Si vedeva Budapest dietro»).

Per i loro fan – un comitato di benvenuto composto prevalentemente da italiani, ma c’era da aspettarselo – che gli Elii abbiano incluso l’Ungheria tra le tappe é stata una grandissima e gratissima sorpresa, forse perché hanno assorbito per osmosi un certo pessimismo tipicamente locale, nessuno si sarebbe sorpreso del contrario. In questa atmosfera di eccitazione un po’ retrò da visita di capo di stato che porta doni (il logo del loro tour rappresenta dei bidet, che nelle abitazioni europee scarseggiano), gli Elii finalmente si palesano, con un ritardo minimo davvero poco da divi del rock. La sala designata agli eventi dell’Istituto é gremita (circa 400 persone), ed é subito Forza Panino.

La scenografia di fari bianchi e raggi blu é molto anni ’80, Elio compare per primo in canottiera bianca, pantaloni a zampa marroni, scarpe ortopediche da infermiere e parrucca afro, portando già a casa la riuscita della serata in cinque secondi. Pare che gli altri componenti facciano fatica a salire sul palco perché sono tutti timidi, quindi va a prenderli uno per uno e li porta dentro a spintoni, con quei siparietti scaldamuscoli che conosciamo, poi ci spiega che più di una volta hanno tentato di suonare fuori dall’Italia ma la timidezza li ha bloccati alla frontiera con la Svizzera. Non c’é Rocco Tanica, che aveva già dichiarato a suo tempo di sentirsi ormai troppo stanco per la vita da tour («Io vado a letto alle nove e mezza») sostituito alle tastiere da Vittorio Cosma, ex PFM e voce narrante o personaggio dei famosi incipit che sono diventati un cult.

Elio ci spiega il vero motivo della defezione di Conforti a modo suo: «Negli ultimi tempi aveva sempre più spesso da fare con questa zia. Insomma, ci siamo detti, se proprio devi accudire questa zia, che poi ci é anche sembrata una causa nobile: la zia é la terza moglie di un suo anziano zio ottantenne, un’ucraina di 22 anni». Sventolando una bandiera dell’Italia – la sventolerà poi alla fine di ogni pezzo, eccitando l’animo italico di tutti – la scaletta scorre purtroppo velocissima. Ci sono molti pezzi minori, bellissimi, forse scelti per ingraziarsi i neofiti con le punte di diamante dei loro virtuosismi che racchiudono tutti i generi musicali esistenti, dal progressive alla Mazurka – lo stesso Elio riconosce «Non mi aspettavo tutti questi italiani, pensavo che la sala sarebbe stata vuota, con al massimo qualche intellettuale musicologo ungherese» – ma, per la soddisfazione di tutti, c’é Disco Music, Servi della Gleba, un grandissimo finale di Tapparella, Mangoni che saltella in stato di grazia travestito da Mosé, da SuperGiovane, da figlio techno di Loie Fuller e di uno pterodattilo con tanto di serpentine dance. Rocco Siffredi e sua moglie Rozsa osservano la scena compiaciuti da una balconata, vagamente regali – sono loro il vero ambasciatore italiano e consorte d’Italia in Ungheria.

Sono degli Elii a proprio agio e anche un po’ commossi per il calore dei connazionali in terra straniera quelli che, per un’ora e mezza, ci hanno deliziato con una performance magistrale che anche gli avventurosi ungheresi presenti hanno commentato con un misto di sconcerto e sgomento, non molto dissimile dagli effetti della primissima assunzione di uno stupefacente.
Qui la scaletta completa del concerto:

Lo stato A, lo stato B
Ocio ocio
John Holmes (una vita per il cinema)
Mio cuggino/Heidi
T.V.U.M.D.B.
Pagano/What’s the buzz
Cani e padroni di cani
Discomusic
Come gli Area
Milza
Ritmo Sbilenco
Psichedelia
Il rock and roll
Cartoni animati giapponesi
Supergiovane

BIS:

Parco Sempione
La canzone mononota
Tapparella

Mentre i biglietti in vendita e date del tour le trovate qui

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