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Cinque cose che i Verdena ci hanno detto del loro nuovo album

Il singolo "Un po' esageri" ha aperto la strada al disco “Endkadenz Vol. 1”, che uscirà il 27 gennaio. Ecco come lo raccontano gli stessi Verdena
Il nuovo album dei Vedena è in due volumi. Il primo uscirà il 27 gennaio, il secondo entro l'inizio dell'estate.

Il nuovo album dei Vedena è in due volumi. Il primo uscirà il 27 gennaio, il secondo entro l'inizio dell'estate.

Qualche settimana fa i Verdena sono passati dalla RS Tower per farci ascoltare il primo capitolo del loro nuovo, meraviglioso, album in studio, Endkadenz Vol. 1. Sul prossimo numero di Rolling Stone potrete leggere il resoconto di questa giornata trascorsa insieme.

Il primo singolo, Un po’ esageri, è uscito oggi (ecco come ascoltarlo). Qui trovate il “libretto di istruzioni” del disco, un breve distillato di testimonianze dirette per conoscere meglio la genesi di un capolavoro.

1. Più che un doppio, un’enciclopedia. All’inizio le tracce erano 400…

Roberta: «Abbiamo iniziato a scrivere e a suonare a giugno 2012. Le registrazioni sono cominciate un anno dopo esatto».

Luca: «A livello di scrittura abbiamo cominciato con la roba più elettrica, i pezzi “chitarra-basso-batteria”. Ho una fissa è stato il primo. Poi dopo ci siamo concentrati sul pianoforte e sull’acustico».

Alberto: «Inizialmente il materiale su cui lavorare erano 12 cd da 33 pezzi l’uno. Alla fine ci siamo ritrovati con due dischi da 13 pezzi ciascuno, per un totale di 120 minuti di musica, 40 in più di Wow. È stato pensato anche questo, come disco unico, ma la Universal non fa più i gli album doppi, e così il secondo capitolo uscirà fra qualche mese».

Roberta: «L’idea era registrare tutti e i 26 i pezzi e poi fare una compilation dei migliori in un unico disco. Ma più ci lavoravamo sopra, più ci accorgevamo che ci piacevano tutti».

Luca: «Come li abbiamo divisi? Un tot di elettrico qua e un tot di elettrico là. Un tot col piano qua e lo stesso di là. Siamo stati attenti a equilibrare i ritmi…».

2. I pezzi di Endkadenz sono raddoppiati per colpa del registratore

Alberto: «Le canzoni sono aumentate a dismisura perché abbiamo avuto dei problemi con il registratore».

Roberta: «Il disco era praticamente finito un anno e mezzo fa. Ma siccome il registratore era in manutenzione e non potevamo registrare i brani, abbiamo continuato a scriverne altri».

Alberto: «Senza l’intoppo del registratore sarebbe stato un disco completamente diverso».

3. …Ma il disco ha svoltato con l’arrivo del pianoforte

Roberta: «Avevamo già 15 pezzi elettrici e ci è venuta l’idea: “Facciamo qualcosa di acustico col pianoforte”. Mentre aspettavamo il registratore, ne abbiamo comprato uno e ci siamo messi a scrivere brani col pianoforte e la chitarra acustica».

Alberto: «Perché un pianoforte vero? Non volevo più usare un piano elettrico, non volevo più sentire il suono di Wow».

Luca: «Il suono pulito e rurale del pianoforte ci ha aperto un altro mondo».

4. Il titolo? La solita scelta casuale. Ma anche no

Luca: «Roberta e Alberto mi avevano regalato un libro sulle percussioni di tutto il mondo, dalle maracas all’ovetto, e mi era caduto l’occhio sull’immagine di questo tizio che si schiantava dentro a un timpano. È l’ultimo “colpo” di un compositore, Mauricio Kagel, che alle sue performance voleva dare un effetto finale teatrale, obbligando il percussionista a infilarsi con tutto il busto nel timpano e rimanerci dentro una ventina di secondi».

Alberto: «L’ultimo suono del concerto era questo ragazzo che si fracassava contro il timpano, sfasciando la membrana. Ci faceva molto ridere, faceva un bell’effetto».

5. La scrittura 

Luca: «Endkadenz lo abbiamo scritto tutto in sala prove. Gli ultimi due album erano pieni di brani composti in studio. Partivamo da sperimentazioni di synth, poi ci aggiungevamo cose.
In questo disco invece molti pezzi sono rimasti uguali alle jam iniziali».

Alberto: «…Poi in italiano le canzoni cambiano, diventano più belle e dici “che cazzo”. Dovevamo fare una selezione dei brani migliori per fare un solo disco, ma alla fine abbiamo tenuto tutto».

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