È morto Raul Malo. Il cantante e co-fondatore dei Mavericks se n’è andato ieri a 60 anni d’età a causa di un cancro. «Chiunque abbia avuto il piacere di gravitare nella sua orbita sapeva che era una forza della natura e che aveva un’energia contagiosa», scrive la band lodandone il talento, la gioia, la passione, la capacità di produrre musica distintamente americana, ma dal carattere multiculrurale «che andava ben oltre l’America stessa». A Malo era stato diagnosticato un cancro al colon nel giugno 2024. Nel settembre 2025 aveva annunciato di essere alle prese con la malattia leptomeningea o carcinomatosi leptomeningea che colpisce cervello e midollo spinale.
Per i fan e i compagni della band, Malo era El Maestro. I Mavericks potevano essere all’occorrenza un gruppo country, una rock band o una piccola orchestra da ballo. «Se chiedi a dieci persone cosa significano per loro i Mavericks, otterrai dieci risposte diverse», diceva dieci anni fa. «E anche su disco, senti una canzone, ti fai una certa idea, poi passi a un’altra e ti dici: ma cazzo, non c’entra nulla col pezzo che ho appena sentito».
Nato il 7 agosto 1965 a Miami, Malo era figlio di genitori cubani fuggiti negli Stati Uniti. «Sono venuti qui per inseguire il sogno americano, la promessa che qui, in questo Paese, non verrai perseguitato per il tuo credo religioso, il colore della pelle o l’etnia». Ha fondato i Mavericks nel 1989 col bassista Robert Reynolds e il batterista Paul Deakin. Figli dei suoni e delle vibrazioni multiculturali di Miami, mescolavano rock, country e ritmi latin tipici della Florida meridionale. Sono esplosi nel 1994 grazie all’album What a Crying Shame e soprattutto alla title track e ai singoli There Goes My Heart e O What a Thrill, consolidando il successo con Music for All Occasions del 1995, il disco di All You Ever Do Is Bring Me Down, con l’accordeon del grande musicista Tex-Mex Flaco Jiménez.
Le fatiche dei tour e i conflitti interni hanno finito per logare la band, che si è sciolta nel 1999. Si sono poi riformati, ma nel frattempo Malo ha lanciato la carriera solista cantando sia in inglese, sia in spagnolo. Il gruppo è rimasto al centro della vita musicale di Malo che l’anno scorso ha rispolverato pezzi mai registrati prima per Moon & Stars, tredicesimo e ultimo album in studio della band. Sempre nel 2024 dopo una colonscopia di routine gli è stato diagnosticato un cancro al colon al quarto stadio. «L’unico modo in cui potevo sentirmi bene nel rendere pubblica una cosa tanto privata era trasformarla in un messaggio» a favore della prevenzione. Tre mesi fa un pessimo aggiornamento sulle sue condizione di salute, che non gli hanno più consentito di esibirsi. «Le cose hanno preso una piega diversa», scriveva. «Succede col cancro, è una malattia imprevedibile. Ho sviluppato una cosa chiamata malattia leptomeningea».
Pochi giorni fa i Mavericks hanno comunque tenuto i loro concerti annuali al Ryman di Nashville che sono diventati un tributo a Malo a cui hanno partecipato vari ospiti come Rodney Crowell e Steve Earle. «La musica» ha scritto il cantante in una lettera da leggere al pubblico «ha guidato l’intera mia esistenza. Mi ha portato dalla mia infanzia cubano-americana a Miami ai palchi di tutto il mondo. Mi ha fatto incontrare i miei fratelli Mavericks. Mi ha dato una casa a Nashville, Tennessee. Mi ha permesso di crescere i miei tre incredibili figli, Dino, Vincent e Max, che sono il mio più grande orgoglio e la mia più grande gioia. E mi ha messo in connessione con voi fan. Il vostro amore mi ha sostenuto in ogni tappa di questo viaggio».
«In questi ultimi mesi ho dovuto combattere battaglie che non avrei mai immaginato di fare. Anche nei giorni più duri, la musica è rimasta la mia compagna. Le vostre lettere, le vostre storie su come questa o quella canzone vi hanno aiutato a superare una perdita, un dolore, una gioia: quelle sono diventate le nostre canzoni. Mi avete sostenuto più di quanto possiate immaginare… Grazie per aver dato alla mia voce un posto dove stare, anche se il mio corpo non può più portarla in giro».








