La scena del metal britannico piange la scomparsa di Paul Mario Day, volto originale degli Iron Maiden, che si è spento a 69 anni nella sua casa australiana dopo una lunga battaglia contro il cancro.
Nato il 19 aprile 1956 a Whitechapel, Londra, Day salì sul palco con gli Iron Maiden nel dicembre 1975, appena diciannovenne. Il suo soggiorno nel gruppo, però, durò meno di un anno: a ottobre 1976 fu allontanato da Steve Harris per una percepita “mancanza di carisma scenico”. «Quando cantavo negli Iron Maiden, eravamo una nuova band da pub e nessuno voleva ascoltarci», ricordò in seguito Day. «Eravamo tutti dei nessuno, cercavamo di fare la migliore musica possibile e lottavamo per conquistarci un pubblico». Day fu sostituito da Dennis Wilcock, anche lui rimase per un breve periodo, rimanendo solo fino al 1978 senza apparire in alcun materiale registrato. Wilcock fu poi sostituito da Paul Di’Anno , che suonò nei primi due album della band prima di essere sostituito dal cantante di lunga data Bruce Dicksinson.
Nel decennio successivo, Day divenne frontman dei More. Il loro album del 1981, Warhead, lo consacrò come figura di culto. La band calcò il palco del celebre Monsters of Rock di Castle Donington, insiem a leggende come AC/DC e Whitesnake.
Verso metà anni Ottanta, venne reclutato per la riformazione degli Sweet da Andy Scott e Mick Tucker: il gruppo riscuote subito successo con una serie di concerti in Australia e un memorabile trittico di serate al Marquee Club di Londra.
Il ricordo dei More, che hanno condiviso il loro cordoglio su Facebook:
«Siamo profondamente rattristati nell’apprendere la scomparsa del grande vocalist dei More. Paul fu parte integrante della NWOBHM fin dai primi giorni con Iron Maiden, e la sua performance su Warhead è rimasta iconica… Riposa in pace, Paul».













