È morto Paolo Pietrangeli, l’autore di ‘Contessa’ | Rolling Stone Italia
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È morto Paolo Pietrangeli, l’autore di ‘Contessa’

Il cantautore e regista aveva 76 anni ed era malato da tempo. Per il Club Tenco era «un maestro dei virtuosismi verbali, capace di danzare su sintassi musicali sapienti ma di immediata presa»

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Paolo Pietrangeli

Foto: Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images

È morto il cantautore e regista Paolo Pietrangeli, famoso per aver scritto la canzone di protesta Contessa. La notizia della scomparsa arriva da Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista. Pietrangeli aveva 76 anni ed era malato da tempo.

Nato a Roma il 29 aprile 1945, inizia la carriera musicale negli anni ’60, quando entra nel Gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano. È in questo periodo che scrive due brani che diventeranno popolari nei movimenti giovanili di sinistra: Valle Giulia, dedicata agli scontri tra studenti e polizia e soprattutto Contessa. Tutte e due erano cantante insieme a Giovanna Marini.

Qualche anno più tardi inizia la sua carriera “parallela”, cioè quella da regista. Nel 1971 è aiuto regista di Luchino Visconti in Morte a Venezia, l’anno dopo di Fellini in Roma. Nel 1974, invece, collabora con Paul Morrissey a Flesh for Frankenstein e Blood for Dracula. Lo stesso anno dirige il suo primo documentario Bianco e Nero, dedicato al neofascismo italiano. Nel 1977 lavora a Porci con le ali e nel 1980 a I giorni cantati, dove appare anche Francesco Guccini.

Negli anni ’80 lascia il cinema per la televisione. Nel 1982 inizia a lavorare al Costanzo Show, che dirigerà fino al 2001, lo stesso periodo in cui diventa regista di C’è posta per te e Amici. Nonostante il lavoro in tv, non ha mai lasciato la musica – l’ultimo disco, Paolo e Rita, è del 2015 –, e lo scorso ottobre ha vinto il Premio Tenco, ma non ha potuto ritirarlo a causa della sua malattia.

Paolo Pietrangeli - Contessa

«La parabola della canzone d’autore va di pari passo con la parabola della società», ha detto ad Avvenire. «Io scrivo dei racconti in musica o senza musica, in tutti i modi possibili, con il cinema, la televisione, i libri. Non mi sento un cantante, ma un intellettuale che per tanti anni si è occupato di musica popolare, che ha cercato di capire i meccanismi del racconto, che ha sbagliato tutto perché ha preso le parti di una parte clamorosamente sconfitta».

Il Club Tenco lo ha definito un «maestro del linguaggio dei virtuosismi verbali, inventore di immagini esotiche, eretiche ed erotiche, dispensa aneddoti e riflessioni danzando su sintassi musicali sapienti e, al contempo, di immediata presa, come si addice ai veri creatori di canzoni popolari».

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