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RIP

È morto Mojo Nixon, eroe per pochi, culto rock’n’roll

Il King of Bullshit (definizione sua) aveva 66 anni. È stato stroncato da un attacco cardiaco a bordo di una crociera a tema musicale dopo «un concerto infuocato e una notte folle»

Foto: Paul Natkin/Getty Images

È morto Mojo Nixon. Causa: un attacco cardiaco. Aveva 66 anni. Musicista, attore, dj radiofonico, era a bordo della Outlaw Country Cruise, la crociera a tema musicale a cui stava partecipando come performer.

«Si dovrebbe morire nel modo in cui si vive», scrive la famiglia e lui «è morto dopo un concerto infuocato, una notte folle, l’ultimo a lasciare il bar, senza fare prigionieri e dopo un buona colazione con i compagni della band e gli amici».

Mojo Nixon non era certo uno dei grandi miti della musica, ma incarnava una certa idea del rock, la sua irriverenza, la sua marginalità, l’ironia. Il King of Bullshit, definizione sua, si chiamava Neill Kirby McMillan ed è cresciuto in Virginia. Negli anni ’70, ai tempi del punk, si è trasferito a Londra, per poi tornare negli Stati Uniti dove con gli Zebra 123 ha attirato l’attenzione dei servizi incaricati della sicurezza dei presidenti per un concerto chiamato Assassination Ball sul cui poster erano raffigurati ipotetici omicidi di Ronald Reagan e Jimmy Carter. Per lui, non esistevano limiti.

Nel 1987 aveva centrato inaspettatamente una hit con Skid Roper, Elvis Is Everywhere, un pezzo strambo, tra vecchio rockabilliy e nuovo cowpunk,  omaggio semiserio al rock del rock’n’roll.

Tra i titoli delle canzoni del duo, Burn Down the Malls, Jesus at McDonald’s e Debbie Gibson Is Pregnant With My Two-Headed Love Child. Nel video di quest’ultima appariva Wynona Ryder, ma MTV si rifiutò di passarlo.

Nixon si era poi dedicato alla carriera solista, con un primo album nel 1990 chiamato Otis in cui voleva «far concorrenza a Replacements, Blasters e Los Lobos». Non temeva di spararla grossa, purché fosse divertente. Uno dei pezzi dell’album si intitolava Don Henley Must Die.

Ha fatto anche un disco con Jello Biafra, il leader e attivista dei Dead Kennedys. Ha lavorato come dj radiofonico, conducendo negli ultimi anni Loon in the Afternoon su Sirius XM, e come attore, apparendo tra gli altri film nel biopic su Jerry Lee Lewis Great Balls of Fire e in Super Mario Bros del 1993.

«Credo fermamente» diceva giusto un anno fa, in occasione dell’uscita del documentario The Mojo Manifesto: The Life and Times of Mojo Nixon «che ci si possa prendere gioco di tutto, a patto che sia divertente. Credo anche che si possa dire di tutto, a patto di accettarne le conseguenze. Non c’è bisogno della psicopolizia».

La gente, diceva, tende a considerarlo «un novelty artist oppure un cartoon, e mi va bene così. Mica voglio essere preso sul serio. Sono un artista di culto».

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