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È morto Luca Bergia, batterista dei Marlene Kuntz

Aveva 54 anni. Nel 2020 aveva lasciato il gruppo e si era dedicato all'insegnamento. «Avevo necessità di staccare la spina per rimettermi in sesto», scriveva

È morto Luca Bergia, batterista dei Marlene Kuntz

Luca Bergia coi Marlene Kuntz

Foto: Roberto Finizio/NurPhoto via Getty Images

È scomparso a soli 54 anni Luca Bergia, batterista e co-fondatore dei Marlene Kuntz. È stato con la band fino al 2020 quando l’aveva lasciata e si era dedicato all’insegnamento di scienze alle scuole medie di Madonna dell’Olmo di Cuneo e Chiusa Pesio. È stato ritrovato stamane senza vita nella sua abitazione di Cuneo e lascia due figli, Tommaso e Alessandro, oltre al fratello Antonello e alla sorella Elisabetta. È da stabilire la data del funerale.

Bergia aveva fondato i Marlene Kuntz insieme al chitarrista Riccardo Tesio nel 1988, prima ancora di accogliere tra le fila il frontman Cristiano Godano, e ha partecipato in prima linea alla realizzazione di dieci album in studio, oltre a prendere parte a centinaia di concerti in Italia e nel mondo e alle collaborazioni con altri grandi artisti internazionali, da Patti Smith a Skin.

Negli ultimi tempi il batterista aveva lavorato alla sonorizzazione di due video-installazioni del duo Masbedo ad Art Basel, Biennale di Venezia e Indeepandance e con il Teatro Stabile di Torino per lo spettacolo Fatzer di Brecht del 2012.

Tornando sulla scelta di lasciare il gruppo, l’aveva spiegata in un lungo post: «Sono uscito dal tour celebrativo 30/20/10, agli albori dell’undicesimo disco di casa Marlene, letteralmente spossato, spaesato, privo di energie mentali e creative. Avevo necessità di staccare la spina e prendermi un anno di stop (che poi sarebbero diventati due) per rimettermi in sesto sia fisicamente che psicologicamente: questa l’origine dei generici “motivi personali” che vi comunicammo all’epoca. Avevo bisogno di tempo e giusta calma per poter rispondere alle inattese domande che si facevano sempre più pressanti e urgenti alla mia mente».

«Ringrazio Cristiano e Riccardo» proseguiva il post «che hanno capito e permesso di mettere tutto in stand by per concedermi del tempo che fosse solo mio. Sinceramente non mi sentivo pronto, né fisicamente né creativamente, per affrontare l’ennesimo disco cruciale: da un versante il precipizio del fallimento, dall’altro uno sperabile successo, per quel che possa significare al giorno d’oggi una parola così inconsistente».

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