È morto Keith Reid, l’autore dei testi dei Procol Harum, tra cui ‘A Whiter Shade of Pale’ | Rolling Stone Italia
RIP

È morto Keith Reid, l’autore dei testi dei Procol Harum, tra cui ‘A Whiter Shade of Pale’

Aveva 76 anni. «Ha sempre detto che prima di morire avrebbe spiegato il significato di 'A Whiter Shade of Pale'», scrivono oggi i Procol Harum. «Purtroppo non ha avuto la possibilità di farlo»

È morto Keith Reid, l’autore dei testi dei Procol Harum, tra cui ‘A Whiter Shade of Pale’

I Procol Harum negli anni '70. Da sinistra, Chris Copping, BJ Wilson, Gary Brooker, Keith Reid, Pete Solley, Mick Grabham

Foto: RB/Redferns

“We skipped the light fandango” è uno degli attacchi più celebri del rock anni ’60. L’autore di quelle parole è Keith Reid, che è morto il 23 marzo a 76 anni d’età in un ospedale londinese a causa di un cancro. Hanno dato la notizia i Procol Harum sul sito ufficiale. La morte di Reid arriva poco più di un anno dopo quella di Gary Brooker.

Reid è stato uno dei fondatori dei Procol Harum e loro paroliere. Nato nel 1946, figlio di sopravvissuti alla Shoah, aveva conosciuto Brooker a 20 anni. Pur occupandosi solo dei testi e non suonando alcuno strumento, Reid ha fatto parte della formazione della band fino al (temporaneo) scioglimento avvenuto nel 1977.

Ha continuato a scrivere per la band anche successivamente (non per l’ultimo album del 2017 Novum, a cui ha collaborato Pete Brown). Nel 2008 ha pubblicato l’album The Common Thread a nome Keith Reid Project a cui hanno partecipato vari cantanti, da Southside Johnny a John Waite (Bad English, Missing), passando per Chris Thompson (Manfred Mann’s Earth Band). Nel 2018 è stata la volta di In My Head.

La sua creazione più celebre è naturalmente l’enigmatica A Whiter Shade of Pale del 1967. «Ha sempre detto che prima di morire ne avrebbe spiegato il significato», si legge sul sito ufficiale dei Procol Harum. «Purtroppo non ha avuto la possibilità di farlo».

In realtà Reid ha avuto modo in varie interviste di spiegare che la canzone è «una sorta di film» sulla fine di una relazione in cui ha voluto evocare uno stato d’animo e un’atmosfera piuttosto che raccontare una storia lineare. Quando ha concepito il pezzo «avevo fumato», ha spiegato al mensile Uncut, ma quando l’ha effettivamente scritto «sono stato influenzato dai libri, non dalle droghe».

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