È morto ieri il chitarrista Steve Cropper, uno dei creatori del Memphis soul, session man nei dischi di Otis Redding, Wilson Pickett e molti altri, co-autore di classici della musica nera (pur essendo lui bianco), musicista con Booker T. & the MG’s e i Blues Brothers. Aveva 84 anni.
«Si è spento serenamente a Nashville», annuncia la famiglia senza rivelare l’esatta causa della morte. «Il suo talento fuori dall’ordinario ha toccato milioni di persone in tutto il mondo. Piangiamo la perdita di un marito, padre e amico, ma ci è di conforto sapere che Steve vivrà per sempre grazie alla musica. Ogni nota che ha suonato, ogni canzone che ha scritto, ogni artista che ha ispirato sono garanzia del fatto che il suo spirito e la sua arte continueranno a emozionare più generazioni».
Pat Mitchell Worley, presidente e CEO della Soulsville Foundation che gestisce lo Stax Museum of American Soul Music di Memphis, scrive in un comunicato che «il contributo di Steve Cropper alla musica americana è significativo, ma il suo apporto alla soul e alla R&B è inestimabile. Le canzoni che ha scritto e quelle in cui ha suonato hanno plasmato la soul music». Cropper è stato «uno dei chitarristi più importanti della storia della musica moderna».
Non è un’esagerazione. Cropper è stato chitarrista e fondatore della house band della Stax. Nell’epoca d’oro dell’etichetta di Memphis, ha suonato in classici come Soul Man di Sam & Dave, Green Onions di Booker T. & The MG’s, In the Midnight Hour di Wilson Pickett o (Sittin’ On) The Dock of the Bay di Otis Redding, canzone quest’ultima che ha rifinito dopo la morte del cantante in un incidente aereo. Di alcuni di questi pezzi era anche co-autore, oltre ad averli segnati col suo stile che ha definito come deve suonare la chitarra elettrica nel soul.
Non gli interessava stare sotto i riflettori, si considerava sempre e comunque un membro della band. Nato nel 1941 nel Missouri, è cresciuto a Memphis dove ha conosciuto la musica gospel. Più o meno ventenne, ha fondato i Mar-Keys, che oltre ad essere uno dei primi gruppi a incidere per la Stax dopo il cambio di nome (in precedenza si chiamava Satellite Records), è diventata la house band dell’etichetta. Dai Mar-Keys sono nati Booker T. & The MG’s, gruppo interraziale leggendario guidato dal tastierista Booker T. Jones che oltre a Cropper comprendeva il bassista Donald Dunn e il batterista Al Jackson Jr.
Dopo aver segnato per una decina d’anni il soul sudista, Cropper si è trasferito a Los Angeles e lì è diventato un turnista richiestissimo, vedi il caso di John Lennon e della sua raccolta di cover Rock’n’Roll. Ha fatto parte dei Blues Brothers all’epoca del film di John Landis (e di quello del 1999), incassando qualche critica: perché un musicista così rinomato e serio suonava con un paio di comici? I fatti gli hanno dato ragione e i Blues Brothers hanno contribuito anche grazie alla presenza sua e di altri musicisti doc al revival di soul e rhythm & blues.
L’elenco delle collaborazioni e delle sue produzioni è lunghissimo e va da Delaney & Bonnie a Ringo Starr passando per Jeff Beck, John Prine, John Mellencamp, Neil Young, Art Garfunkel, Peter Frampton, B. B. King, Etta James, Mavis Staples, Rod Stewart, Paul Simon, Roy Orbison. Dal 1992 il suo nome fa parte della Rock and Roll Hall of Fame in quanto membro di Booker T. & the MG’s.








