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È morto Dick Dale, il papà del surf rock e del riff di Pulp Fiction

Aveva 81 anni. Nel corso della sua carriera ha fondato un genere e influenzato una generazione di musicisti, da Jimi Hendrix ai Beach Boys

Foto Robert Knight Archive / Redferns

Dick Dale, “the King of the Surf Guitar”, è morto a 81 anni. La notizia è stata confermata dal bassista e storico collaboratore Sam Bolle, ma ancora non è chiara la causa del decesso. Il chitarrista aveva problemi di salute da diversi anni: nel 2010 disse di essere malato di cancro al retto e, in un’intervista del 2015, aveva spiegato che non avrebbe smesso di suonare in tour: «Altrimenti morirei», aveva spiegato, perché non sarebbe stato in grado di pagare le spese mediche. «Devo raccogliere $3mila ogni mese per pagare le medicine di cui ho bisogno per restare in vita, in aggiunta all’assicurazione».

Dale è stato un innovatore della musica rock, soprattutto per quanto riguarda il surf rock. Ha ispirato Jimi Hendrix, Eddie Van Halen, Ry Cooder e i Beach Boys. La sua Miserlou, inoltre, appare all’inizio di Pulp Fiction di Quentin Tarantino.

Nato a Boston nel 1937, Dale – all’anagrafe Richard Monsour – ha iniziato suonando l’ukulele. Il padre, di radici libanesi, insegnò al figlio le scale tradizionali della sua musica che più avanti diventeranno lo scheletro della musica surf.

Dopo essersi trasferito in California nel 1954, Dale diventò ossessionato dal surf, e riuscì a combinare le sue passioni con Del-Tones, con cui scrisse tracce come Let’s Go Trippin’ (1961), per molti il primo brano surf rock, e Miserlou. I Beach Boys suoneranno Let’s Go Trippin’ nel loro EP del 1963 Surfin’ USA.

In un’intervista con Surfer, Dale definì la musica surf come «il ronzio e tutte quelle cose che associano con lo staccato alla Dick Dale… suona come un’onda». Più avanti venne assunto da Fender per migliorare strumenti e amplificatori; grazie alla collaborazione, la Stratocaster diventò la chitarra perfetta per il surf rock, soprattutto la sua segnature dorata – “The Beast”, un regalo di Leo Fender –, modificata per raggiungere picchi di volume ancora più elevati.

«Nessuno suonava ad alto volume, perché non avevano ragioni per farlo. Così Leo Fender mi regalò uno dei suoi amplificatori e mi disse: «Fallo suonare fino alla morte, e dimmi cosa ne pensi”. All’inizio prendevano fuoco, ho distrutto più di 50 amplificatori», disse a Surfer nel 2010. «Mi diceva: “Ma perché devi suonare così forte?”. Quando li mettevo sul palco, i corpi del pubblico assorbivano quel suono, volevo che la mia chitarra suonasse come la batteria di Gene Krupa».

Jimi Hendrix, come Dale, suonava la sua Stratocaster da mancino. Eddie Van Halen dirà che Dale e la sua musica erano una delle sue ispirazioni maggiori, e che la sua plettrata alternata era costruita su quella di Dale. Stevie Ray Vaughan, un altro discepolo, nel 1986 suonerà insieme a Dale una cover di Pipeline, che verrà nominata come Best Rock Instrumental Performance ai Grammy del 1987.

Nel 2015, i suoi colleghi della sei corde lo inserirono nella lista dei 100 migliori chitarristi di tutti i tempi di Rolling Stone. «I suoi arrangiamenti erano davvero complessi, indisciplinati», ha detto Alex Lifeson dei Rush. «Suonava sempre uno staccato pieno di riverbero, e il suono era davvero fico».

«Non sono un grande strumentista come Satriani e Van Halen», ha detto Dale nel 1993. «Non ho mai studiato né imparato la teoria usicale. Quando suono penso: “Questo suona come una tigre; questo come un vulcano; questo come l’acqua che mi sfiora la testa quando faccio surf”. Il mio bassista dice: “Quando suono accanto a te, non guardo solo le tue braccia che si muovono. Guardo le tue spalle che tremano, la schiena che si sforza”. Questo succede perché ci metto tutta la mia forza fisica. Voglio che il pubblico venga con me in un viaggio di onde sonore».

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