È morto Bucky Baxter, l’asso della pedal steel che suonava con Dylan | Rolling Stone Italia
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È morto Bucky Baxter, l’asso della pedal steel che suonava con Dylan

Aveva preso parte a più di 750 concerti del Never Ending Tour, era uno dei membri fondatori dei Dukes, il gruppo che accompagna Steve Earle, e aveva collaborato con Ryan Adams e Kacey Musgraves

È morto Bucky Baxter, l’asso della pedal steel che suonava con Dylan

Bucky Baxter

Foto: Erika Goldring/Getty Images

L’asso della pedal steel guitar Bucky Baxter è morto ieri a Nashville. Aveva 65 anni. Lo ha confermato oggi via Instagram il figlio Rayland. Bucky Baxter era noto soprattutto per avere fatto parte della band di Bob Dylan per buona parte degli anni ’90.

Nato William Baxter a Melbourne, Florida, nel 1955, Baxter aveva iniziato a studiare la tecnica della pedal steel negli anni ’70. Negli anni ’80 aveva legato il suo nome a quello di Steve Earle, suonando in grandi dischi dell’epoca come Guitar Town, Copperhead Road e The Hard Way. Con Earle, aveva fondato la band che lo accompagnava in tournée, i Dukes.

Durante uno di quei tour aveva incontrato Dylan, che gli aveva chiesto di dargli qualche lezione di pedal steel. Si unì alla band di Dylan nel 1992 come polistrumentista prendendo parte a una parte del memorabile Never Ending Tour, l’interminabile serie di concerti di Dylan con quale Baxter si è esibito più di 750 volte nel mondo. Lo si può ascoltare, tra le altre cose, nella registrazione del concerto del 1995 MTV Unplugged e nell’album in studio Time Out of Mind.

Dopo aver lasciato la band di Dylan nel 1999, ha pubblicato l’album strumentale da solista Most Likely, No Problem e ha iniziato a lavorare con Ryan Adams (vedi gli album Gold e Demolition), Kacey Musgraves, Old Crow Medicine Show e con il figlio e cantautore Rayland.

Pur avendo passato tanto tempo in giro con Dylan, Baxter diceva di non aver mai fatto amicizia con lui. «Lavoravo per lui e avevamo un buon rapporto, ma non sono mai stato a casa sua per il Ringraziamento o cose del genere», ha detto alla rivista per i fan di Dylan On the Tracks. «Forse è per questo che ho resistito tanto a lungo: mi sono comportato in modo professionale e l’ho lasciato tranquillo».

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