Dietro le quinte del Nameless, il Coachella in Brianza | Rolling Stone Italia
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Dietro le quinte del Nameless, il Coachella in Brianza

Abbiamo trascorso un sabato pomeriggio nel backstage del festival brianzolo dove abbiamo incontrato Kaze, Rovere, Tredici Pietro & Lil Busso, Merk & Kremont e… un sosia di Skrillex. Un’esperienza davvero unica condivisa con Ploom

Dietro le quinte del Nameless, il Coachella in Brianza

Foto: Davide Cocchi

«È il nostro Coachella». Merk & Kremont sono due veterani del Nameless perché hanno partecipato a quasi tutte le edizioni del festival ed è con queste parole che inquadrano l’evento che – anche quest’anno, nel weekend tra il 2 e il 4 giugno – ha raccolto sul pratone di Annone di Brianza decine di migliaia di ragazzi e ragazze, appassionati soprattutto di musica elettronica, ma anche di rap, indie rock e pop a 360 gradi.

Abbiamo incontrato la coppia di dj nel backstage del Nameless durante la seconda giornata del festival, dominata dalla presenza in cartellone di Skrillex, senza ombra di dubbio l’artista più atteso del sabato non solo dal pubblico, ma anche da tutti gli altri musicisti in programma.

Foto: Davide Cocchi

Nel salottino allestito da Ploom per le interviste di Rolling Stone Italia, gli stessi Merk & Kremont, ma anche Kaze, Rovere, Tredici Pietro & Lil Busso hanno infatti ammesso di non vedere l’ora dello show del producer americano, testa d’ariete della dub-step e superstar dell’EDM.

«Nel 2012 ero fissatissima con Skrillex» ci racconta infatti Kaze, felice di poter cantare tra tanti artisti internazionali di alto livello: «Ho sempre seguito il Nameless sui social, ma non avevo ancora avuto la possibilità di venirci: oggi ci suono».

Cantante e attrice nota anche per il ruolo di Sofia nella serie tv Call My Agent, Kaze spiega la differenza tra esibirsi come cantante ed essere invece ripresa su un set: «Sul palco sei tu, davanti alle telecamere presti le tue emozioni a qualcun altro. È sempre divertente, ma preferisco stare su un palco dove sono al 100% me stessa».

Ancora accaldata per la performance appena conclusa, Kaze è totalmente se stessa quando racconta come vive gli ultimi 5 minuti prima di esibirsi davanti al proprio pubblico: «Mi sale l’ansia, ma ho una tecnica di respirazione trovata su YouTube, inizio a iper-ventilare e poi quando salgo sul palco sparisce tutto».

Foto: Davide Cocchi

Se dovesse scegliere una propria caratteristica per definire la sua unicità? «Penso di metterci tutto: mi piace dare senza chiedere niente in cambio, metterci l’emotività e se riesco a trasmettere qualcosa, anche solo a una singola persona, per me è ok».

Tra un concerto e l’altro su Live Stage e Main Stage, continuiamo a fare due chiacchiere con i protagonisti del Nameless e, dopo Kaze, è il turno di Nelson Venceslai, il cantante dei Rovere, band indie pop bolognese: «La scorsa notte ho dormito solo quattro ore, ma l’energia del Nameless mi ha risvegliato».

«Sono quasi più carico per il concerto di Skrillex che per il nostro show», dice sinceramente la voce del gruppo, prima del loro concerto. Ma i Rovere come vivono i momenti che precedono il live? «Abbiamo un rito che non svelerò perché è segreto, ma vi confido che solo una volta abbiamo sbagliato ed è andata malissimo». Evidentemente, questa volta ha funzionato tutto alla grande perché il loro show è stato un trionfo.

Nelson e compagni come costruiscono la scaletta di uno show? Quali sono la prima e l’ultima canzone in scaletta? «Iniziamo con un pezzo che fa saltare, carico di BPM», spiega il cantante dei Rovere, «e l’ultimo pezzo è quello che fa cantare di più, “tadb”, che è la nostra canzone più ascoltata».

Mentre altri musicisti giocano a ping pong seguiti con grandissima attenzione da Ernia, anche lui in scaletta per il sabato sera del Nameless, la coppia Tredici Pietro & Little Busso ci raggiunge nel corner di Ploom per un commento a caldo, molto caldo, dopo il loro concerto sul Live Stage del Nameless.

Foto: Davide Cocchi

«Qui c’è un’atmosfera internazionale, la gente è super-carica», dice Tredici Pietro, usando come termine di paragone il primo festival a cui è stato da fan, il Wireless a Londra. «Festival con un pubblico così intelligente e ben propenso verso tutti gli artisti li ho visti solo all’estero, per esempio in Inghilterra o in Portogallo. Di solito in Italia le aperture equivalgono solo a pomodori e merda, qui invece c’è rispetto per tutti i musicisti».

Pensate che la prima volta al Nameless per Lil Busso è stata proprio nel 2019, quando sul palco c’era anche Tredici Pietro. Ora sono insieme per presentare il loro progetto Love Sick, trainato dal singolo Bro+Bro. Perché questo titolo emo per l’album? «Eravamo love sick entrambi, ma ai poli opposti», rispondono praticamente all’unisono. Per farla breve, uno usciva da una lunga relazione che si trascinava da tempo e l’altro era appena entrato nella sua prima vera storia d’amore. Risultato: uno show di cuore sul Live Stage del Nameless, suonato con alle spalle una band di musicisti, chitarra-basso-tastiere-batteria.

Concediamoci una nota di colore: Tredici Pietro parla poco di Gianni Morandi – ammette di aver scelto la strada della musica anche per via degli anni trascorsi on the road con lui guardando il chitarrista Paolo Carta – ma la sua stretta di mano è inequivocabile, è davvero figlio di suo padre.

Foto: Davide Cocchi

Gli ultimi ad accomodarsi nel salottino di Ploom per un veloce scambio di battute con Rolling Stone Italia sono i già citati Merk & Kremont, come già detto habitué del Nameless. «Ci sono pochi eventi così in Italia», spiega la coppia di producer: «Ed è proprio un’esperienza, un posto in cui per tre giorni vivi in un mondo a parte. Il Nameless ha costruito un’atmosfera che ricorda quella del Coachella, è il nostro Coachella».

Quali sono gli ingredienti di un set perfetto? «Il primo pezzo deve essere bello carico», insegnano Merk & Kremont: «E l’ultimo deve essere emozionante». E come si capisce se lo show sta funzionando davvero? «Quando il tempo vola, scorre con tutt’altra velocità. Oggi abbiamo suonato un’ora, ma è come se avessimo fatto solo cinque minuti».

Merk & Kremont hanno suonato in festival giganti all’estero, sono rodatissimi e non dovrebbero temere nulla e nessuno. E invece anche loro tremano un po’ durante gli ultimi momenti prima di suonare live: «Anche oggi eravamo molto tesi, è un’emozione sempre più grande. Il palco era veramente enorme, noi abbiamo suonato all’Ultra Music a Miami e al Tomorrowland, ma qui è davvero una cosa a parte!».

In attesa del live di Skrillex, il sabato del Nameless prosegue intensamente e il backstage è sempre più trafficato: incrociamo anche Lazza, che poco dopo raggiungerà a sorpresa sul Main Stage Salmo, altra super-star della giornata.

E poi ci sembra di vedere in zona camerini Skrillex, ma… Lunghi capelli corvini rasati di lato, occhiali con la montatura grossa, orecchini dilatatori: non è quello vero, bensì un sosia! Per lo show dell’headliner bisognerà attendere ancora qualche ora. Lo Skrillex del 2023 ha barba e capelli corti, ma il suo ritmo rimane irresistibile, unico come sempre.