Di cosa parlano le canzoni di Sanremo 2023 | Rolling Stone Italia
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Di cosa parlano le canzoni di Sanremo 2023

Rinascita, depressione, sesso, amicizia, amore, amore e ancora amore: i cantanti in gara (tranne Anna Oxa) hanno cominciato a spiegare i pezzi che porteranno al festival

Di cosa parlano le canzoni di Sanremo 2023

Elodie a Sanremo Giovani, quando ha rivelato il titolo della sua canzone, 'Due'

Foto: Stefania D'Alessandro/Getty Images

Sanremo è tante cose, ma non bisogna dimenticarsi che al primo posto dovrebbero starci le canzoni. Partendo da queste i cantanti in gara (a parte Anna Oxa), nelle interviste ufficiali disponibili su RaiPlay, hanno già cominciato a far capire al pubblico quali sono i temi che contenuti nei brani in gara dal 7 all’11 febbraio 2023. L’amore parrebbe l’argomento più gettonato, come sempre, ma in varie sfaccettature. Non mancan storie personali di abissi e redenzioni, oltre a messaggi più criptici che esploderanno (se tutto va bene) una volta accompagnati dalla musica. Andiamo a conoscerli dalle parole degli stessi artisti in concorso al settantatreesimo Festival della canzone italiana.

Ariete, Mare di guai: «È una storia d’amore finita, ma in un’ottica introspettiva che si concentra su di me. Una canzone molto emotiva, sentimentale e non vedo l’ora di cantarla. A Sanremo mi sento pronta a tutto e a niente, lo scoprirò solo salendo sul palco. Sono molto concentrata su ciò che c’è da fare. Mi alleno vocalmente e rimanendo concentrata e prendendola come occaisone per mettersi in gioco. Sono cresciuta con Guccini, Pino Daniele, De Andrè, quindi le mie influenze vengono da loro, me li faceva ascoltare mio papà. Poi molto pop, musica alternativa, perché io cerco di cogliere da tutto. E i One Direction sono la band di quando ero bambina e della quale ero una fan sfegatata».

Articolo 31, Un bel viaggio: «Parla di amicizia maschile. Sanremo, come noi, è migliorato con il tempo. Amadeus ha dato una bella rispolverata ed era il momento giusto per raccontare questa storia e cosa ci è successo negli ultimi anni. Siamo debuttanti, ma abbiamo 105 anni in due. Per cui ci arriviamo con lo spirito di emozionarci ed emozionare».

Colapesce e Di Martino, Splash: «Parla delle aspettative, che a volte ci creiamo come condizione umana tipica di questo momento storico. Ci riempiamo di cose da fare quasi per evitare di vivere veramente. La nostra musica nasce dalla solitudine, in questo caso da una solitudine condivisa. È qualcosa di viscerale, rimuginiamo per comunicare agli altri la nostra visione della vita, come in questa canzone. Sanremo per noi è memoria, da piccoli abbiamo i ricordi in famiglia. E degli anni di scoperta, con artisti che ci hanno condizionato prima ancora di iniziare».

Colla Zio, Non mi va: «Aver vinto Sanremo Giovani è stata una bomba, in più con i nostri colleghi che abbiamo conosciuto in settimana davvero bello, abbiamo condiviso emozioni fortissime. Dateci un pizzicotto perché, svegliateci. Siamo gasatissimi. Il nome del gruppo viene da un modo di dire delle nostre parti, quando si vuole fare una colletta si va da ognuno e si chiede: “Colla zio”. In questo caso insieme ci siamo regalati Sanremo 2013».

Coma Cose, L’addio: «È una canzone introspettiva che parla di sentimenti. Ci crediamo molto e speriamo che anche le persone si rivedano in questo brano. Rispetto allo scorso Sanremo ci sentiamo sempre gli stessi ma sempre diversi. Ci stiamo allenando con workout fisici e tisane per la gola. E condividere vita è palco è una sfida, l’intensità è la costante. Da bambini guardavamo Sanremo, infatti ricordiamo i Righeira e quando sono usciti, con quelle pettinature abbiamo detto: “Wow, voglio fare quella cosa lì, anche se non sapevamo neanche cos’era”. Siamo curiosissimi dei Cugini di Campagna, perché hanno degli outfit pazzeschi».

Elodie, Due: «Il brano parla di un rapporto complesso, un aut aut. La musica per me è una valvola di sfogo, mi permette di avere un alter ego. È la mia più cara amica. Mentre la moda è un gioco e un modo per esprimersi. Invece il cinema è un compagno di viaggio, un grande insegnante. Dall’inizio della carriera mi sento cresciuta e più libera di essere me stessa. Non ho più paura del giudizio. A questo Sanremo mi incuriosiscono molto Marco Mengoni, Paola e Chiara e Giorgia».

gIANMARIA, Mostro: «Vincere Sanremo Giovani è indescrivibile, ma tutt’ora non so ancora che emozioni provo a partecipare a Sanremo 2023. Ve lo saprò dire dopo…».

Giorgia, Parole dette male: «La canzone parla della capacità di lasciare andare qualcosa che fa parte di un percorso che però non c’è più. Avere uno sguardo sul futuro e continuare a trasformare la malinconia in qualcosa di costruttivo. Alla ragazza del ‘95 che vinse con Come saprei direi di cercare di fare il più possibile quello che sente. Ci ha messo un po’ di anni, ma alla fine l’ha fatto. A Sanremo sono curiosa di ascoltare gli artisti più giovani, così come quelli già in pista da un po’, per vedere in che modo rielaborano le loro ispirazioni. Mi sto preparando alleggerendo i pensieri e pensando che il momento più bello è quello in cui si sale sul palco e ci si esibisce».

Gianluca Grignani, Quando ti manca il fiato: «È difficile parlarne, perché il pezzo ha un testo molto tosto. Ci ho messo un po’ prima di decidere di cantarlo, l’ho scritto tempo fa. Ci vogliono le palle per portarla a Sanremo, o anche non averle ed essere degli incoscienti. Quando ero molto piccolo, mi ricordo la vittoria di Riccardo Fogli con Storie di tutti i giorni. Intanto io su un quaderno mi segnavo con le stelline le canzoni che preferivo, ma non ci azzeccavo mai. Se penso al Festival mi viene in mente il carnevale di Rio, più che Sanremo, infatti per ora non sento la pressione. Sono sereno, ne ho fatti abbastanza per sapere che l’atteggiamento giusto è questo qui».

Cugini di Campagna, Lettera 22: «La lettera 22 è quella lettera che non c’è, bisogna cercarla. Non è presente nel nostro alfabeto. È la metafora di quando cerchiamo qualcosa, come il modo di chiedere scusa o di dire che vogliamo bene, ma difficilmente lo si trova. Noi per gli outfit telefoniamo ai Måneskin e ci dicono come vestirci (ridono). Ci stiamo preparando a nostro modo, con abiti mai visti che poi ci imiteranno altri gruppi famosi. Comunque si scherza, siamo molto amici dei Måneskin. A Sanremo non siamo mai venuti perché negli anni ’70 non valeva niente, era quasi una vergogna partecipare. Ma ora no e Amadeus ha capito chi sono in grandi artisti».

Lazza, Cenere: «Porto un pezzo che parla d’amore in una forma tormentata e turbolenta. Però diciamo che nel finale lascia una speranza di miglioramento, di risoluzione. Il pianoforte nei miei pezzi non è sempre presente, ma anche quando non c’è è una sorta di aiuto. Avendo studiato, quando mi ritrovo a cercare una linea melodica o un arrangiamento sono facilitato. Da musicista, nello scrivere trovo la maniera migliore per esprimermi. E Sanremo è un palco importante, una nuova sfida. Sono uno che cerca di mettersi in gioco, di essere versatile, di dimostrare anche a chi non mi conosce che posso piacergli. Sto facendo un sacco di prove, anche perché non è il mio palco, non è solo il mio pubblico, ma spero di spaccare tutto».

LDA, Se poi domani:«È una canzone d’amore autobiografica, una storia personale a cui tengo davvero tanto. Quando sono stati annunciati i primi 11 big ho detto “è finita”. Ma appena Amadeus ha detto il mio nome a casa è successo il delirio. I vicini pensavano che qualcuno si fosse sentito male e alla fine, dopo avergli spiegato, hanno mangiato con noi. Il palco dell’Ariston mi terrorizza, però sono fiducioso e contento. Non vedo l’ora di salire. Da piccolo guardavo Sanremo, fa parte della cultura di casa mia. Starci oggi è la realizzazione di un sogno».

Leo Gassman, Terzo cuore: «Questa è una canzone che parla d’amore, però in una nuova chiave. Credo che sia giusto non svelare il messaggio, preferisco che la gente possa dargli un significato proprio. L’ho scritta con Riccardo dei Pinguini Tattici Nucleari, un caro amico e un artista che stimo. Spero possa piacere. Dopo il primo Sanremo torno con più consapevolezze e la voglia di migliorare. Mi sto preparando ogni giorno prendendo lezioni di canto, ho smesso di bere quei due-tre bicchieri di vino alla settimana per cantarlo come merita e voglio che arrivi al cuore in modo genuino».

Levante, Vivo: «Il brano racconta del desiderio di rinascita, e l’ho scritto a un mese dal parto. Ero in questa stanzia buia, dove ci si ritrova appena madri, avevo voglia di riprendere il mio corpo e la mia vita. Voglio avere passione e riprendermi tutto. Le mie influenze musicali sono state prima femminili, Carmen Consoli, che è una regina, poi Alanis Morissette, Janis Joplin, Tori Amos e Mina. Poi sono arrivati i Verdena, gli Afterhours, i La Crus e la mia scrittura è cambiata. Sanremo? È il più grande palco italiano per la musica, mi ricorda la mia famiglia. Mi sto preparando con training autogeno, esercizio e cerco di trattenere l’ansia, in particolare per la discesa degli scalini».

Madame, Il bene nel male: «Questa è una storia d’amore raccontata da una prostituta. Sanremo rappresenta una occasione di divertenti, farmi conoscere, e un momento in cui si attiva un po’ di spirito competitivo. Risveglia degli istinti curiosi. Se hai paura è meglio non farlo. Sono curiosa di Colapesce e Di Martino, dei miei amici Lazza, Marco Mengoni, Elodie e Ariete. Da piccola guardavo il festival, ricordo Controvento di Arisa e L’essenziale di Mengoni, ho azzeccato entrambe le loro vittorie».

Mara Sattei, Duemilaminuti: «Il pezzo parla di un amore che però scoprirete sul palco, non voglio aggiungere tanti dettagli. Sanremo è legato alla mia famiglia, lo guardavo con i miei genitori. E poi è la storia della musica italiana. Per me è un grande amore. La canzone che ricordo è Gechi e vampiri di Gerardina Trovato. Mi mettevo davanti alla radio aspettando questo brano per cercare di registrarlo, ero andata in fissa. Mi sto preparando con tante prove, sono in focus su tutto, per arrivare a posto sia a livello musicale che mentale».

Marco Mengoni, Due vite: «È un pezzo intimo, un viaggio verboso, con tantissime parole e riflessioni. Sanremo per me rappresenta tantissime cose, tra le tante la forza che mi ha dato portando L’essenziale a un livello oltre quello che potevo aspettarmi da una canzone nella mia vita. La canto ancora e c’è una risposta molto forte del mio pubblico. Sanremo ha vestito quel brano d’oro. Da piccolo guardavo il festival, come tutti gli italiani, in casa. Il primo ricordo è La terra dei cachi di Elio e le Storie Tese. Mi sto preparando lavorando al terzo disco del mio progetto Materia. Mi rifugio in studio a scrivere, suonare, arrangiare e produrre per non pensare all’emozione forte che sarà tornare sul palco dell’Ariston».

Modà, Lasciami: «Parla di quando a volte le cose negative si possano trasformare in punti di forza e rinascita. Non vogliamo tediare la gente parlandone, ognuno deve cercare di farla sua. È come se l’avesse scritta una donna, per una figura che è entrata nella mia vita facendomi arrabbiare però aiutandomi a essere migliore. Sanremo nel 2005, 2011 e 2013 sono stati straordinari, ma anche difficili. La parte più difficile è sempre il palco. Non puoi mai sentirti pronto fino in fondo. Oggi abbiamo voglia di portare l’entusiasmo che abbiamo un po’ perso negli ultimi dieci anni, e solo un palco così ti può dare una botta di adrenalina. Ci prepariamo lavorando. E siamo curiosi di ascoltare le altre canzoni, ci sono più cantautori e tanti artisti giovani che conosciamo indirettamente».

Mr Rain, Supereroi: «È un pezzo che parla di depressione e del fatto che dobbiamo tutti avere il coraggio di chiedere aiuto. È una esperienza personale, siamo tutti sulla stessa barca. Essere fragile per me è mettere in mostra tutto quello che mi spaventa, quello che un tempo mi vergognavo di esporre agli altri e mostrarmi per quello che sono realmente. In musica mi sento esattamente come adesso, come salire sul palco di Sanremo: realizzare un sogno tra ansia e felicità».

Olly, Polvere: «L’emozione che ho provato a passare non la so descrivere. Altri artisti li conosco, mi piacerebbe collaborare con Lazza, Elodie, Mara Sattei, che stanno portando sonorità nuove e molto belle».

Paola & Chiara, Furore: «La canzone parla di un momento di unione e di divertimento espresso con grande intensità. Come la nostra reunion, che è nata dalla voglia delle persone di rivederci insieme. L’entusiasmo della gente, una delle cose più democratiche nel mondo della musica. Anche a noi mancava il contatto con il pubblico. È stato un bel regalo questa ondata di emozione che ci ha travolta spingendoci a ricominciare. Sanremo fa sempre un po’ paura, c’è timore reverenziale per il palco. Ogni volta è una grande prova, anche perché sono 18 anni che manchiamo».

Rosa Chemical, Made in Italy: «Il brano parla di libertà, sesso, amore e italianità. Anche perché Sanremo per me è una delle cose più italiane che esistano. È ironia e serietà, come la mia musica. C’è anche tanta autoironia, ma con un messaggio serio. Questa l’ho presa come una sfida, il palco ti mette alla prova. Non ho mai guardato un festival, però, perché non ho mai avuto la televisione. Finora è stata una esperienza mistica conoscere i Cugini di campagna, mentre mi piacerebbe approfondire la conoscenza di Mengoni. In una mia vecchia canzone l’avevo dissato, adesso invece mi piace. Così come Tananai, sono un suo fan».

Sethu, Cause perse: «Sono incredulo, nervoso, sognante. Nel cast ci sono tanti artisti che stimo, da Giorgia a Rosa Chemical, un cast molto interessante. In futuro mi piacerebbe collaborarci».

Shari, Egoista: «Essere tra i big di Sanremo è un’emozione enorme, sono piena di energia».

Tananai, Tango: «Dopo Sanremo dell’anno scorso è stato un anno confuso, bellissimo e sorprendente. Mi sono ritrovato in dinamiche che non conoscevo, a capofitto nel mondo della musica. È stato bello, sono riuscito a realizzare una prima parte di un sogno che non è ancora finito. Bisogna cercare di mantenere il valore della musica per chi ci ascolta. Fra gli artisti al festival mi farebbe piacere fare due chiacchiere con Ultimo, lui di nome e io di fatto».

Ultimo, Alba: «Non sono bravo a spiegare le mie canzoni, penso che debbano essere loro a spiegarsi quando qualcuno le sente. Ma penso di aver scritto un brano che parla dell’essere umano come insieme di fragilità e forza. È un palco importantissimo Sanremo, ho iniziato grazie a questo e mi piace l’idea di chiudere un cerchio che sentivo essere rimasto aperto. Questa è una delle canzoni più diverse dalle altre che ho scritto e tratta tematiche che sono universali. È la voglia di rinascere. Conosco tanti colleghi, altri non vedo l’ora di conoscerli. Mi piace l’idea di avere una connessione con loro».

Will, Stupido: «Le emozioni sono tantissime, già aver partecipato era un bell’obiettivo. Ci sono tanti artisti fortissimi, mi incuriosisce molto poter conoscere Gianluca Grignani».

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