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De Gregori: «Non sono riuscito a parlare con Conte. Un atteggiamento deludente»

In un’intervista Vanity Fair, il cantautore racconta il tentativo di contattare il Presidente del consiglio. «Volevo dirgli: esistiamo anche a noi». Ma non si è offeso per la frase di Conte sugli artisti «che ci fanno divertire»

Dopo un post del Presidente del consiglio per festeggiare il 25 aprile, Francesco De Gregori ha cercato di contattare Giuseppe Conte, ma non ci è riuscito. «Non ho potuto nemmeno lasciargli un messaggio. Capisco che abbia molto da fare, ma l’ho trovato un atteggiamento abbastanza deludente».

Il cantautore lo racconta in un’intervista a Malcom Pagani di Vanity Fair. Nel post, Conte aveva citato un passo della canzone di De Gregori Viva l’Italia. «Volevo ringraziarlo e provare a parlargli», dice il cantautore, perché «al di là dei versi di Viva l’Italia, mandare un messaggio al Paese attraverso una canzone mi sembrava un implicito riconoscimento dell’utilità delle canzoni». De Gregori decide perciò di cercare di contattare al telefono il presidente del consiglio. «Non è che volessi intrattenerlo, né pensavo che me lo passassero subito. Credevo però di poter parlare conta sua segreteria, lasciare un messaggio, fargli sapere che lo stavo cercando».

Tutto inutile. «Capisco che abbia molto da fare, ma l’ho trovato un atteggiamento abbastanza deludente […] Gli avrei chiesto di porre una doverosa attenzione e un occhio di riguardo ai lavoratori dello spettacolo […] So che non siamo i primi di cui il governo si occuperà, ma mi sarebbe piaciuto dire comunque “esistiamo anche noi”».

Nella stessa intervista De Gregori dice di avere considerato un complimento la frase controversa di Conte sugli artisti «che ci fanno tanto divertire» pronunciata in maggio nella presentazione del Decreto rilancio. «Al contrario di molti colleghi non mi sono sentito affatto offeso e anzi l’ho preso per un complimento. Non c’è arte e non c’è cultura senza il gancio del divertimento: io mi diverto se vedo Alberto Sorti come credo che ai tempi di Shakespeare la gente si divertisse nei teatri elisabettiani. Uno spettacolo deve essere divertente, non ci trovo niente di sbagliato, di sminuente di squalificante».

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