David Gilmour venderà 120 chitarre per beneficienza | Rolling Stone Italia
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David Gilmour venderà 120 chitarre per beneficenza

Tra gli strumenti in vendita anche la Black Stratocaster con cui ha cambiato la storia del rock. «Le chitarre sono fatte per essere suonate, e spero che daranno ai prossimi proprietari il dono della musica»

David Gilmour venderà 120 chitarre per beneficenza

La prossima estate David Gilmour metterà all’asta 120 delle sue chitarre, compresi molti strumenti signature. L’elemento più importante del lotto è senza dubbio la Black Strat, una Fender Stratocaster del 1969 che Gilmour comprò a New York e che suonò più o meno dappertutto, da Dark Side of the Moon ai suoi ultimi album solisti, compreso il nuovo live a Pompei. Lo strumento, modificato più volte dal chitarrista, è così leggendario da avere un libro tutto suo.

L’asta si terrà il 20 giugno a Christie’s, a New York, che ha dichiarato: “Questa è la più grande e completa collezione di chitarre mai messa all’asta”. I guadagni verranno tutti utilizzati per beneficenza.

Oltre alla Black Strat, la “David Gilmour Guitar Collection” contiene diversi strumenti interessanti: una Stratocaster bianca del 1954 – con il numero di serie #0001, suonata in Another Brick in the Wall (Part 2) – e una Gretsch Penguin del 1958. Poi la Stratocaster rossa che Gilmour suonava negli anni ottanta e novanta, una Martin D-35 e una Les Paul Goldtop del ’55. La collezione verrà esposta a Londra dal 27 al 31 marzo, poi sarà a Los Angeles dal 7 all’11 maggio e infine a New York, l’ultimo posto dove le chitarre saranno a disposizione del pubblico, dal 14 al 19 giugno.

«Queste chitarre mi hanno trattato bene e molte di loro mi hanno regalato musica meravigliosa», ha detto Gilmour. «Si sono ripagate da sole un’infinità di volte, e ora è il momento di andare avanti. Le chitarre sono fatte per essere suonate, e spero che daranno ai prossimi proprietari il dono della musica. Spero che vendere all’asta queste chitarre possa essere d’aiuto per chi ha davvero bisogno, e spero che le mie fondazioni di beneficenza possano fare del bene a questo mondo. Sarà faticoso vederle andar via, e forse un giorno cercherò di ricomprarne qualcuna!».

Gilmour, poi, ha detto che l’asta non va interpretata come il primo segnale del suo ritiro. «Smettere non sarà una cosa veloce per me», ha detto. «Io non devo ritirarmi, non devo dire quelle parole. Non ho bisogno di dichiarare che ho smesso o cose del genere. Se succederà, sarà un processo silenzioso e inosservato. Ma non è quello che sta succedendo adesso».

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