La notizia dell’addio di Matt Cameron dai Pearl Jam dopo 27 anni ha colto di sorpresa i fan. La separazione è, almeno a parole, pacifica («Sono grato alla crew, allo staff e ai fan di tutto il mondo, è stato un viaggio incredibile», si legge nel suo comunicato).
Visto il clima di grandi rivoluzioni che sta colpendo da mesi il mondo dei grandi batteristi rock, e la quantità di sorprendenti free agent sul mercato (da Zak Starkey liquidato due volte di fila dagli Who a Josh Freese cacciato dai Foo Fighters, fino a Frank Ferrer messo alla porta dai Guns N’ Roses), il toto-sostituto è già partito tra i fan della band. Essendo stato Cameron il quinto batterista dei Pearl Jam, naturalmente tra i primi nomi sono apparsi i suoi predecessori: Dave Krusen, Jack Irons, Matt Chamberlain e soprattutto Dave Abbruzzese.
Abbruzzese ha un posto d’onore nel cuore dei fan dei Pearl Jam visto che durante la sua permanenza nel gruppo, dal 1991 al 1994, ha partecipato ad alcuni dei dischi più importanti come Vs. e Vitalogy. Ma la storia tra il batterista e la band non è finita bene («mi hanno licenziato per seguire una filosofia incompatibile con la mia» dichiarò nel 1994). Anzi, è finita talmente male che tra Abbruzzese e gli altri membri non c’è un vero contatto da 30 anni. La situazione poi non è migliorata quando, nel 2017, i Pearl Jam sono entrati a far parte della Rock and Roll Hall of Fame senza di lui («Non ho parole per come abbiamo accettato una tale ingiustizia»).
Molti fan (lui parla di migliaia) gli hanno scritto via social per convincerlo a tornare con la band, spingendo così Abbruzzese a scrivere un lungo comunicato. «Per essere chiaro, non mi devo riconciliare con loro. Il mio licenziamento dalla band e le successive problematiche causate dalle azioni del management della band e della vecchia etichetta discografica, che mi hanno reso le cose difficili, non sono state completamente colpa mia. A eccezione di alcuni commenti e azioni meschine che non ho capito né previsto, non ho mai dato la colpa né nutrito risentimento nei confronti dei membri della band», scrive il batterista.
«Sebbene non abbia mai capito veramente cosa ci fosse di così importante da distruggere l’intesa musicale che avevamo allora, è andata così e non posso farci nulla. Almeno nulla che mi venga in mente. Gli anni trascorsi dal 1995 mi hanno aiutato a crescere come persona e come musicista. Sembra che i ragazzi della band siano maturati e cresciuti tanto quanto me, ma il fatto che non abbia avuto alcun contatto personale con nessuno di loro mi porta a credere che l’acqua passata sotto i ponti sia troppo profonda e troppo gelida perché ci possa essere una riconciliazione o un riavvicinamento. È un peccato e mi rattrista molto», continua Abbruzzese.
E poi la chiusa: «So che potrei dare un grande contributo se davvero mi chiamassero, ma purtroppo non credo che succederà».













