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Daniel Ek contrattacca: «Prima di Spotify la discografia era in caduta libera a causa della pirateria»

Dopo aver fatto incazzare i musicisti di mezzo mondo dicendo che devono pubblicare musica più spesso, il boss di Spotify spiega la sua posizione e replica. «Il business cresce anche grazie a noi»

Foto: Antoine Antoniol/Getty Images

In luglio, Daniel Ek aveva fatto incazzare un sacco di musicisti suggerendo che i tempi sono cambiati e che gli artisti non possono più permettersi di fare un disco ogni tre o quattro anni. Fra i tanti, era intervenuto Mike Mills dei R.E.M., con un tweet bello duro: “Musica = prodotto, e deve uscire regolarmente, dice il miliardario Daniel Ek. Ma vattene affanculo”.

Il fondatore di Spotify è tornato sull’argomento con un’intervista a Variety in cui spiega che con quella farse intendeva dire che «è importante continuare ad alimentare l’engagement fra artista e consumatore. Non intendevo dire che devono lavorare più duramente o pubblicare dieci dischi all’anno». E ancora: «Dovevo spiegarmi meglio».

Ek passa poi al contrattacco: «L’industria musicale sta crescendo e Spotify è una parte importante di tale crescita. Ripensiamo al periodo in cui è apparso Spotify: l’industria musicale era in caduta libera a causa della pirateria e noi abbiamo invertito la tendenza. Le cose possono migliorare? Chiaro che sì. Anche noi possiamo migliorare. Ma se penso al futuro sono ottimista, anche grazie allo streaming».

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