Così lontani, così vicini (dall'hype): Bibio e Babyface | Rolling Stone Italia
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Così lontani, così vicini (dall’hype): Bibio e Babyface

In "Don't believe the hype", la nostra rubrica sulla montatura mediatica di generi e artisti, questo mese si parla di Hyperdub e Warp Records (da sempre signori dell'hype)

Così lontani, così vicini (dall’hype): Bibio e Babyface

Gira che ti rigira siamo ancora qui a parlare di Hyperdub e Warp Records in una rubrica sul fenomeno dell’hype, ovvero, la montatura mediatica che molto spesso (ma non sempre) si risolve con una mezza delusione. Non è un caso se fra queste righe saltano fuori sistematicamente i nomi delle due principali label elettroniche al mondo.

Entrambe inglesi — nell’ordine, una di Londra e l’altra di Sheffield — stanno per cacciare due dischi che così, a prima vista, sembrano tenersi stranamente lontano dai meccanismi dell’hype. E invece poi no: hype pieno, come sempre. Cominciamo da A Mineral Flower di Bibio, artista fra i più schivi nel roster Warp, perché suona talmente folk da farti pensare che non possa mai condividere la stessa etichetta con Aphex Twin. A Mineral Flower è un fine lavoro di chitarrine arpeggiate (vedi il featuring con il Gotye, The Way You Talk) e momenti di tenerezza che ti fanno venire voglia di abbracciare il controllore mentre stai sul tram con le cuffiette.

Cosa tradisce allora la presenza di questo benedetto hype? Anzitutto, la scelta di uno spettro sonoro anni ’80, oltre che a un piglio black che ha trovato la sua prima vittima in chi scrive. Vedi Gasoline & Mirrors featuring Wax Stag, ballata funk tropicale che si appoggia su chitarre bossa nova, ma i synth vengono da Saturno. Nel complesso quindi parliamo di un disco che sulle prime ti fa storcere un po’ il naso (colpa delle chitarrine folk di cui sopra), ma che poi si guadagna la pagnotta a suon di citazioni passatiste sovrapposte a nuove trovate.

Meno nascosto è invece l’hype di BBF Hosted by DJ Escrow, nome eccentrico per definire 23 tracce firmate a nome Babyfather da Bean Blunt più il nome più hype che ci sia attualmente nell’elettronica: Arca. Qui, i due si sono sbizzarriti adattando a una specie di Bristol sound (hype level: 100) delle vocine rappate, ma sotto elio, sulla falsariga di quelle che faceva Quasimoto qualche anno fa.

Insomma, se qualcuno inizia un discorso con “ci sono questi due dischi: uno funky e uno trip hop”, sappiate che vi sta incastrando nella buca dell’hype.