Cosa c'è da sapere sulla battaglia degli artisti contro Youtube | Rolling Stone Italia
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Cosa c’è da sapere sulla battaglia degli artisti contro Youtube

Taylor Swift, Guns N' Roses, Jack White, Paul McCartney e tantissimi altri chiedono di cambiare la legge sul diritto d'autore, che ad oggi non considera i nuovi servizi di streaming. E si sono rivolti al Congresso Americano

Cosa c’è da sapere sulla battaglia degli artisti contro Youtube

I grandi cambiamenti dell’industria musicale sembrano passare tutti per Taylor Swift. Se l’anno scorso la cantante era riuscita a ottenere da parte di Apple Music il pagamento delle royalties anche durante i tre mesi di prova gratuita, ora lei e tanti altri colleghi stanno facendo sentire le loro voci per modificare il Digital Millennium Copyright Act (DMCA), una legge degli Stati Uniti in vigore dal 1998.

In pratica il DMCA serve a vietare ogni copia o sfruttamento illegale di opere protette stabilendo quali sono le pene per chi infrange il diritto d’autore. La stessa legge però tutela le piattaforme come Youtube: quando un utente carica un’opera, ad esempio un brano, di cui non detiene i diritti, la piattaforma deve solamente rimuoverla dopo la segnalazione, senza incorrere in nessun tipo di sanzione.

Adesso però, moltissimi artisti, dalla Swift a Paul MCCartney passando per Guns N’ Roses, Katy Perry, U2, Jack White, Lady Gaga e Britney Spears hanno firmato una lettera destinata al Congresso degli Stati Uniti per far modificare una legge che, a loro detta, è obsoleta e non si è adattata ai grandi cambiamenti dell’industria negli ultimi 20 anni. Gli artisti chiedono dunque maggiore controllo, affinché siano sempre meno le violazioni del diritto d’autore. Non viene citato direttamente YouTube, ma si fa riferimento ai “grossi profitti” delle aziende che permettono alla gente “di portarsi in tasca praticamente tutte le canzoni mai registrate nella storia attraverso lo smartphone, mentre i profitti degli artisti e degli autori continuano a diminuire”.

Una riforma della legislazione potrebbe far cambiare qualcosa, ma è davvero difficile credere che questa possa essere una soluzione utile. Tutti i tentativi di contrastare la pirateria si sono sempre dimostrati piuttosto fallimentari, soprattutto quando si è trattato di inasprire le pene.