«Contro l’autocrazia»: che cosa ha detto Bruce Springsteen a ‘Che tempo che fa’ | Rolling Stone Italia
«Dove stiamo andando?»

«Contro l’autocrazia»: che cosa ha detto Bruce Springsteen a ‘Che tempo che fa’

La deriva autoritaria di Trump, la nascita di ‘Nebraska’, l’interpretazione di Jeremy Allen White in ‘Liberami dal nulla’, la casa che visita in sogno

«Contro l’autocrazia»: che cosa ha detto Bruce Springsteen a ‘Che tempo che fa’

Springsteen e Jeremy Allen White a ‘Che tempo che fa’

Foto press

Ieri sera Bruce Springsteen è stato ospite in collegamento video della trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa. L’occasione è l’uscita nelle sale giovedì 23 ottobre di Liberami dal nulla, il film di Scott Cooper incentrato sul periodo di Nebraska in cui il musicista è interpretato da Jerry Allen White, che ieri era seduto al suo fianco.

Springsteen ha risposto a una domanda sullo stato dell’America oggi. Il giorno prima, sabato, si sono svolte negli Stati Uniti imponenti manifestazioni contro la deriva autoritaria di Trump.

«È un momento dove non si può non avere dei dubbi. Non so dove stiamo andando, però questo Paese per 250 anni ha combattuto per la libertà, è stato il segno della speranza, del credere, è un esempio, speriamo, di democrazia positiva per la maggior parte dei Paesi del mondo. Naturalmente abbiamo fatto molti, molti errori, ma abbiamo sempre cercato di fare del nostro meglio. Credo che abbiamo le migliori intenzioni, non abbiamo mai avuto una storia di autocrazia. Visto che ho dei figli, credo che la situazione cambi e allo stesso tempo cercherò di fare del mio meglio lavorando, cercando con la mia piccola influenza di far sì che le cose cambino».

Al centro della conversazione ci sono stati però Liberami dal nulla e il Nebraska. «È stato un caso», ha detto Springsteen a proposito della nascita del disco. «Stavo facendo dei demo per un album che volevo fare con la E Street Band. Avrei speso troppo se fossi andato in uno studio di registrazione e quindi mi sono comprato una serie di strumenti, una console per la registrazione che costava molto poco. Ho cominciato a registrare, ho cantato tutti i pezzi una o due volte. Sarà costato in tutto un migliaio di dollari».

Springsteen ha ovviamente lodato l’interpretazione anche musicale di Jeremy Allen White, seduto al suo fianco: «Ha fatto un lavoro meraviglioso, perlomeno le canzoni che ha imparato a suonare. Devo dire che lo ha fatto in modo naturale, poi ha una voce naturale, canta dando la sua impronta, dà un afflato psicologico della musica, che è l’essenza, se vuoi davvero far bene». E poi, ridendo: «Adesso licenzio Steven Van Zandt, lo sostituirà Jeremy».

L’attore ha detto che «non è stato facile. Ho sempre ammirato Bruce e la sua arte. So anche quanto è amato dal pubblico in tutto il mondo ed è stato idealizzato. Ho dovuto trovare il modo mio di capire lui da giovane, quando aveva 31, 32 anni. È il periodo della sua vita in cui è veramente iniziato il suo lavoro. Ho cercato di capire quale fossero il suo passato e il suo presente di musicista. Ho quindi imparare a fare certe cose, cantare, a suonare la chitarra, giusto un po’, ed è stato importantissimo. Ho sentito molta responsabilità in questo senso e volevo rendere giustizia alla storia di Bruce, a quel periodo della sua vita, alle persone che tutt’oggi ammirano lui e la sua musica».

In quanto al periodo raccontato nel film, Springsteen ha detto che «stati stati per anni anni di grande transizione dal punto di vista della salute mentale e della vita. È il periodo in cui ho registrato Nebraska, che è uno dei miei preferiti tra gli album che ho fatto, non volevo fare un disco normale. Ho sempre cercato di seguire la musa e la mia musa è la musica. La cosa essenziale, la principale per me è cercare di capire che cosa farò. Non mi preoccupo tanto se un disco avrà successo o meno, mi interessa dare verità e trascendenza e che abbia il maggior valore possibile in quel momento per il pubblico, perché la mia anima sta con il mio pubblico, è la garanzia che io do al mio pubblico, è la mia vita questa ed è anche il motivo per il quale faccio e sono un artista».

Vedere sé stesso nel film «è stata un’esperienza profondamente emotiva. Abbiamo ricostruito la casa di mia nonna, che è la casa in cui sono cresciuto in Virginia fino a che avevo 6, 7 anni. È una casa che visito ancora nei miei sogni, almeno due volte l’anno la sogno e riuscire a ritornarci per me è un sentimento importante. Gli anni della tua vita a quell’età rimangono sempre con te, al di là dei conflitti, al di là dei ricordi, al di là dell’intensità dei luoghi dove abbiamo vissuto. Quello è stato uno dei luoghi più forti della mia vita e riuscire a riviverlo in questo modo è stato meraviglioso».