Ligabue: «Fino a quando potrò contare su di voi come in questi 25 anni, potrete contare su di me» | Rolling Stone Italia
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Ligabue: «Fino a quando potrò contare su di voi come in questi 25 anni, potrete contare su di me»

Centocinquantamila persone sono tante, tutte pronte a decollare. Siamo stati a Campovolo, Reggio Emilia, un quarto di secolo dopo dalla prima volta del cantante di Correggio

Il concerto di Ligabue a Campovolo, Reggio Emilia - Foto di Giuseppe Craca

Il concerto di Ligabue a Campovolo, Reggio Emilia - Foto di Giuseppe Craca

Entrare a Campovolo costa tempo e fatica. È necessario arrivare molto prima, anche se poi c’è ancora molto da attendere. Centocinquantamila persone sono tante, il posto non nasce come spazio concerti e i parcheggi sono distanti. Ma il pubblico di Ligabue è fedele e paziente, tutti si incamminano e aspettano per entrare.

Nel tardo pomeriggio il colpo d’occhio è impressionante, stando davanti al palco la distesa di persone raggiunge diverse centinaia di metri sia davanti che ai lati; al centro quasi non si vede la fine.

Si aspetta. Si aspetta il tramonto, e poi ancora, fino all’orario previsto per l’inizio.

Campovolo Ligabue

È un Ligabue in gran smalto quello che sale puntuale sul palco alle 20.30, deciso a godersi fino in fondo ogni istante di questa lunga festa. È questa la prima impressione che dà. Quella di essere in gran forma, sicuro di sé e di tutta l’enorme macchina organizzativa e tecnica che ruota intorno a lui. Una padronanza della situazione che gli consente anche di interrompere “il giorno di dolore che uno ha” dopo essersi accorto che la chitarra di Niccolò Bossini non era stata accordata perfettamente.

La forza della banda sta
nel non dover piacere perché
giocare al rock’n’roll
comunque è un’opinione

 

A parte questo piccolo episodio tutto fila perfettamente. Primo set con i Clandestino e alcuni musicisti ospiti (gli stessi del disco del ’90), secondo set con la Banda (è in questo caso l’ospite di peso è stato Pippo Guarnera all’hammond), terzo set con il Gruppo. Nei cambi palco nessun vero break ma giusto un paio di minuti per tributare i saluti alle formazione uscenti.

Gli unici istanti che Luciano si è concesso per rifiatare nelle tre ore e quaranta di concerto, il più lungo della sua carriera, al termine del quale sembrerebbe aver benzina per andare avanti ancora a lungo. «Non mi ritiro – ha detto al pubblico – fino a quando io potrò contare su di voi come in questi 25 anni, voi potrete contare su di me».

Campovolo Ligabue

Rispetto ai tour degli ultimi anni l’impressione di Campovolo 2015 è che l’apparato visual, pur presente e ben curato, ha lasciato più spazio ai musicisti per esprimersi, senza sottostare ai tempi al secondo che avrebbero imposto video più complessi, in cui il live avrebbe dovuto andare in sincrono alle immagini preparate.

Sicurezza di sé, affiatamento coi musicisti, macchina ben rodata. Il live fila dritto per tutti e tre i set. Nei primi due sono privilegiati gli arrangiamenti originali, quindi Non è tempo per noi è quasi una folk ballad, come nel disco, e si ripropongono scelte usate solo durante i primi tour, come il medley di citazioni durante la coda di Piccola stella senza cielo (Riders on the storm, Knockin’ on heaven’s door, Because the night e Gloria degli Animals).

Scanzonato poi l’atteggiamento di Luciano nel cambiarsi la camicia prima di ogni pezzo per mettersi quella con cui la canzone era stata presentata nel videoclip originale, fino al gilet di cavallino (sintetico) con cui si autodefinisce “campione di tamarraggine”.

Non dovete badare al cantante
quello lì che si crede una star


Nei primi due set Luciano ha speso qualche parola per ogni brano che ai tempi ha riscosso meno successo da parte del grande pubblico, una scelta intelligente che li ha valorizzati. Non ce n’è stato bisogno nell’ultima parte, una carrellata di successi in cui, forse, non sarebbe stato male inserire anche qualcuna delle canzoni meno trasmesse dalle radio.

Finale pirotecnico, nel senso letterale del termine, con fuochi d’artificio, saluti al pubblico e niente bis. D’altro canto è mezzanotte e dieci, e con 220 minuti di concerto non si può dire certo che Ligabue si sia risparmiato.

Al popolo del Liga non resta che incamminarsi, soddisfatto, verso i parcheggi. E per i centocinquantamila di Campovolo la notte sarà ancora lunga prima di potersi riposare…

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