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Come sarà la musica dopo la pandemia?

Il futuro sono i piccoli eventi, che potrebbero produrre un nuovo boom musicale. Lo afferma una ricerca di Music Innovation Hub che ha preso Milano come città-test mondiale

Come sarà la musica dopo la pandemia?

Francesco Giase/RVM Broadcast/Mondadori Portfolio via Getty Images

Nel 2020 Milano è stata al centro dell’attenzione mondiale, purtroppo non in senso positivo ma per la pandemia: tutto il mondo guardava qui per vedere l’evoluzione della curva del contagio e come si sarebbero evolute le cose da loro. Oggi Milano potrebbe essere di nuovo una città-test, ma per le soluzione a disposizione dell’industria musicale per reagire alla crisi scatenata dal coronavirus. 

Music Innovation Hub, un think tank internazionale che promuove l’innovazione nell’industria della musica, ha commissionato a Ergo Research, società di ricerca demoscopica specializzata nei consumi culturali, uno studio proprio in questo senso. L’indagine si concentra su alcune domande che un po’ tutti ci siamo fatti durante il lockdown: come cambierà il nostro stile di vita dopo il coronavirus? Come cambieranno gli eventi musicali? Il futuro saranno gli eventi in streaming? 

I risultati della ricerca sembrano incoraggianti. In attesa di poter tornare ai grandi concerti e ai dancefloor affollati, che agli amanti della musica continuano a mancare, dalla ricerca emergono alcune novità: i nuovi formati adattati alla crisi coronavirus stanno piacendo. Piccoli concerti indoor o nei parchi, musica nelle strade, eventi privati su registrazione, piccoli festival sono visti con favore come esempi di un’offerta diversificata in modo efficace. 

I dati sono molto incoraggianti per i piccoli eventi. L’industria musicale li ha spesso trascurati perché non garantiscono economie di scala, hanno margini minimi. A pesare sono i permessi e le licenze amministrative, molto complessi da gestire”, afferma Dino Lupelli, direttore di Music Innovation Hub. “Eppure i piccoli eventi oltre ad essere i più facili da adattare alle esigenze Covid, sono anche un terreno fertile per far crescere nuovi talenti, e possono contribuire ad ampliare l’utenza, coinvolgendo persone oggi poco interessate ai grandi eventi, persone più in là con gli anni e con più disponibilità di spesa, come emerge dall’indagine”.

“I piccoli eventi possono rianimare i distretti urbani più colpiti dalla pandemia, rendendoli più attraenti per investitori, commercianti, residenti, utenti della città. La musica è una parte importante della vita urbana”, continua Lupelli. “Storicamente, tutti i boom musicali sono fioriti da una vivace rete di piccoli locali e club musicali. Una parziale deregolamentazione dei permessi potrebbe produrre una nuova esplosione musicale.”.

Anche gli eventi in streaming durante il lockdown sono piaciuti al 75% delle persone intervistate, ma solo il 25% è disposto a continuare a seguirli quando le restrizioni non ci saranno più.  In pratica in futuro, spiega Lupelli, la musica sarà come lo sport: si potrà assistere dagli spalti o guardare in remoto.