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Come Pras Michél dei Fugees è finito al centro di un intrigo internazionale tra Stati Uniti e Cina

Il rapper di 'The Score' è parte di un intricato caso in cui sono coinvolti un businessman malese ricercato in tutto il mondo, un vice-ministro del governo cinese condannato a morte, l’FBI, Barack Obama, Leonardo Di Caprio e un dissidente cinese. Sarà processato il prossimo 27 marzo

Foto: Cheriss May/NurPhoto

Un businessman malese ricercato in tutto il mondo, un vice-ministro del governo cinese condannato a morte, un rapper che ha fatto la storia del genere in America. In mezzo, l’FBI, Barack Obama, Leonardo Di Caprio e un dissidente cinese. Nemmeno la più avvincente delle sceneggiature di Hollywood riuscirebbe a tener testa all’intrigo internazionale in cui si è ritrovato Pras Michél, rapper e producer, nonché membro fondatore dei Fugees.

Pras Michél è accusato dal governo americano di avere ricevuto ingenti somme da parte di Jho Low, il business malese in questione, per finanziare la campagna elettorale di Barack Obama nel 2012. Michél avrebbe ricevuto da Low una cifra attorno ai 95 milioni di dollari, parte dei quali (21 circa) sarebbero stati girati su conti privati di alcuni prestanome che avrebbero infine finanziato la campagna: negli States gli investimenti stranieri ai candidati presidenziali sono illegali. Low avrebbe ottenuto questi soldi attraverso un’appropriazione indebita da 1MDB (1Malaysia Development Berhad), fondo sovrano malese.

Michél e Low si conoscono nel 2006. Il businessman ai tempi è un giovane affascinato dal jet set americano. Ben presto diventa amico di Kim Kardashian, a cui compra una Ferrari bianca da 325 mila dollari, di Miranda Kerr, alla quale regala gioielli per oltre 8 milioni di dollari, e di Leonardo DiCaprio, a cui dona un dipinto di Picasso e uno di Basquiat (restituiti dall’attore al governo americano) e finanzia, con oltre 100 milioni, la pellicola The Wolf of Wall Street.

I due mantengono i rapporti anche dopo la campagna elettorale di Obama e nel 2021 vengono accusati di aver tentato di convincere l’amministrazione Trump ad abbandonare l’investigazione su Jho Low e 1MDB e di aver sostenuto l’estradizione del miliardario cinese Guo Wengui (fuggito dalla Cina dove era accusato di corruzione, rapimento, riciclo di denaro, frode e stupro) dagli Stati Uniti, grazie all’aiuto di Elliott Broidy, lobbista legato al partito repubblicano che di quanto avvenuto si è dichiarato colpevole. Secondo quanto riportato dal The Wall Street Journal, Broidy sarebbe stato arruolato da Sun Lijun, vice-ministro cinese della sicurezza pubblica in seguito espulso dal partito e condannato alla pena di morte (ora sospesa) per corruzione.

In una recente intervista con Bloomberg, Michél ha ricostruito gli eventi in questione e svelato che lui e Sun Lijun si sono incontrati al Four Seasons Hotel di Manhattan nella primavera del 2017. L’incontro sarebbe stato richiesto da Lijun che avrebbe costretto una ex ragazza di Michél a chiamarlo dopo anni di silenzio per avvisarlo che “un cugino della Cina” aveva bisogno di incontrarlo. Dopo aver seguito le indicazioni, Michél ha raccontato di essersi trovato nel prestigioso hotel a pensare: «Non mi possono uccidere in un Four Seasons». Il colloquio tra il vice-ministro e Michél sarebbe quindi girato attorno all’estradizione di Guo Wengui, richiesto dal governo cinese dopo una serie di scandali e di fughe di informazioni sul Partito Comunista, e si sarebbe concluso con una tratta di ostaggi internazionali mediata privatamente dallo stesso Michél.

In tutto questo, Low sembra essersi volatilizzato. Fuggito in Cina per evitare qualsiasi processo negli States, ha abbandonato la sua vita nello star system e la sua ultima apparizione pubblica risale al 2019, quando è stato avvistato a Shangai Disneyland. Il rapper – reso celebre dal successo di The Score, l’album dei Fugees che ha fatto la storia del genere – inizierà invece un lungo processo il prossimo 27 marzo.

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