Come è andata la prima giornata del Primavera Sound a Barcellona | Rolling Stone Italia
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Come è andata la prima giornata del Primavera Sound a Barcellona

Ecco il nostro report di #PrimaveraRolling: il festival più cool di questa estate europea visto da noi. Ieri le prime scelte "dolorose": abbiamo visto Algiers, Daughter, Vince Staples, Suuns, Car Seat Headrest e voi?

Pubblico del Primavera Sound 2016, foto di Kimberley Ross

Pubblico del Primavera Sound 2016, foto di Kimberley Ross

Sono le 17.55, vento dal mare e il sole luminoso ancora in cielo, gente ordinatamente in fila per entrare al concerto degli Algiers sul palco dell’Heineken. Inizia così il #primaverarolling, la nostra versione del Primavera Sound, il festival di Barcellona che quest’anno ha superato se stesso sfornando una line-up davvero da brivido sparpagliata su più di 12 palchi. Per alcuni è iniziato anche prima con anticipazioni come il concerto di LCD SoundSystem martedì 31 maggio alla sala Bart (replicato ieri sera alla 1) oppure quello di Jessy Lanza (mercoledì 1) o degli Suede (sempre mercoledì 1).

Per noi l’edizione 2016 parte così (puntualissima) alle 18 e parte davvero alla grande. L’album di debutto degli Algiers del 2015 aveva riscosso ottimi apprezzamenti ma non era niente in confronto alla potenza della band dal vivo. Un ottimo mix di post-punk, elettronica, dove compaiono cori gospel e una chitarra suonata con l’archetto del violino. Il cantante afro-americano Franklin James Fisher urla il suo infervorato canto di protesta senza i luoghi comuni del caso. La band dimostra un ottimo tiro in tutto lo show. Sono le 18.45 e come scritto sul timetable dei live il concerto degli Algiers deve finire, e come da tradizione del Primavera (non si sa se fin dalla prima edizione ma nelle ultime certamente sì) finisce. Non un minuto in più né uno in meno.

Car Seat Headrest, foto di Kimberley Ross

Car Seat Headrest, foto di Kimberley Ross

Così, non senza aver mandato almeno 7 tipi di appuntamento diverso via whatsapp sul prossimo concerto da vedere, Car Seat Headrest, ovvero Will Toledo, il cantautore americano “di cui tutti parlano” e che “va visto assolutamente”, è lo show successivo scelto. 23 anni, occhialini, classica faccia da nerd americano, Will inizia da solo sul palco con la sua chitarra e non è un inizio semplice. Tutto migliora quando arriva anche il resto della band a supportarlo così da far emergere un talento sincero, un irresistibile mix di estetica lo-fi e sprazzi di melodie pop.

È la volta poi del trio dei Daughter, una gran bella conferma, anche dal vivo. La voce angelicata di Elena Tonra fa a pugni con i suoni potenti e distorti delle chitarre e alla fine sembrano essere fatti apposta per sposarsi tra loro. La performance di Elena non può lasciare indifferenti: in alcuni momenti sembra commuoversi. In altri sembra così felice dell’entusiasmo del pubblico che scoppia a ridere e le scappa un’altra lacrima di commozione. Bella.

Elena Tonra dei Daughter, foto di Kimberley Ross

Elena Tonra dei Daughter, foto di Kimberley Ross

Si arriva al momento della prima di una lunga serie di scelte dolorose. Che cosa vedere? I redivivi Air o gli inquieti Suuns? Si decide quindi di passare prima dagli Air per vedere se propongono qualcosa di nuovo rispetto a Moon Safari del ben lontano 1998. La risposta purtroppo è no. Di pubblico ce ne è davvero molto ma Nicolas Godin e Jean-Benoit Dunckel, vestiti tutti di bianco, sembrano tirare in lungo i pezzi senza troppa convinzione e senza alcun cambiamento alla formula che li rese famosi. In una parola sono noiosi.

Gli Air, foto di Kimberely Ross

Gli Air, foto di Kimberely Ross

Quindi è la volta dei Suuns e del momento migliore di tutta la serata. La band di Montreal è decisamente meglio degli Air con il suo rock crudo, violento e le sue sperimentazione elettroniche. Hanno anche una regia video che premia particolarmente l’esibizione. In una parola sono inquietanti. Ma con quell’inquietudine che ti fa vivere un vero momento catartico.

Si passa poi a un altro concerto di un altro artista-che-va-visto-assolutamente, ed è il rapper Vince Staples. Uno show che si distingue da tutto il resto della proposta della prima giornata. Affollato, soprattutto dai più giovani. Dove si nota il flow brillante del 22enne californiano e anche la sua capacità di tenere il palco. Ma non è troppo coinvolgente.

Vince Staples, foto di K.Ross

Vince Staples, foto di K.Ross

Infine la nostra prima giornata si conclude con la potente musica dei Mbongwana Star, da Kinshasa, Congo, che uniscono le tradizioni culturali del loro Paese, al rock e al dub come spesso si è soliti sentire in questi anni ma con una potenza davvero unica. A cui si aggiunge il racconto della loro dura storia di vita (due sono in carrozzina a causa della poliomielite contratta durante l’infanzia, quasi tutti sono stati dei senzatetto) che trasformano in un’allegra festa sul palco.

Questo è quello che abbiamo visto noi di tutto quello che c’era ieri e voi? Scriveteci su twitter e mandateci le vostre foto con #primaverarolling.