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Ci sono 300 persone bloccate a Panama a un festival musicale per colpa del coronavirus

Il governo del paese ha decretato lo stato di emergenza mentre il Tribal Gathering Festival era ancora in corso, e adesso il festival va avanti a tempo indefinito circondato dalla polizia militare

Ci sono 300 persone bloccate a Panama a un festival musicale per colpa del coronavirus

Foto via Renee Kostermens

Mentre tutti gli eventi pubblici, festival musicali inclusi, vengono cancellati via via che l’epidemia si diffonde in tutto il mondo, c’è un caso particolare: quello del Tribal Gathering Festival che si svolge a Colón, a Panama. Qui circa 300 persone sono rimaste bloccate al festival dopo che il governo panamense ha decretato lo stato di emergenza.

Venerdì scorso, dopo che martedì c’era stato il primo decesso per COVID-19 nel paese e con 109 casi di infezione confermati, il ministro della Salute di Panama Rosario Turner ha infatti dichiarato lo stato d’emergenza fino al 23 marzo. In tutto ciò il Tribal Gathering Festival era in corso – sarebbe dovuto finire domenica – e le autorità di Panama hanno ordinato ai partecipanti di rimanere sul posto. Per far rispettare l’ordine, la polizia militare di Panama ha circondato il sito del festival. 

“Il governo di Panama non ci dà alcuna assistenza”, ha detto in un’intervista Lui Carretero Sierra, tra gli organizzatori della manifestazione. “Ci lasciano qui ad aspettare. Ma ci è arrivata un sacco i solidarietà dagli abitanti della zona in questi tempi assurdi. Speriamo che lei scorte di cibo durino più di una settimana”.

 

Secondo Sierra, le medicine potrebbero essere un problema perché la Croce Rossa, che gli organizzatori del festival avevano contattato per fornire servizi di primo soccorso durante l’evento, nel frattempo se n’è andata. Gli organizzatori del festival sostengono che ai presenti siano stati fatti i test per il COVID-19 e che non ci siano casi di infezione. 

Il lato positivo è che un piccolo bar sulla spiaggia rimane aperto e un piccolo sound system continua a diffondere musica, ci sono workshop giornalieri e un cinema ogni sera, e se hai finito i soldi puoi fare il volontario aiutando gli organizzatori in cambio del vitto. Martedì sono arrivati anche altri viveri di emergenza grazie a un fornitore locale che si è fatto avanti per aiutare vista la situazione. Tutto questo però ha un prezzo: Tim Raper, l’organizzatore del festival, ha dovuto contrarre un prestito di 160mila dollari per coprire i costi dati dal far andare avanti la manifestazione durante la quarantena. 

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