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Chi vuol essere Elio e le Storie Tese?

Due giorni fa a Barolo, gli Elii hanno dato l'addio definitivo alla musica. Ma chi è degno di raccogliere la loro eredità artistica?

Chi vuol essere Elio e le Storie Tese?

Elio e le storie tese, foto Francesco Prandoni

Elio e le Storie Tese hanno dato l’addio definitivo alla musica due sere fa in quel di Barolo. Ironici, divertenti, iconoclasti e diabolici, ma anche geniali a livello compositivo, musicisti sopraffini col gusto di giocare coi cliché (musicali e di costume) per distruggerli e ricomporli a loro perverso piacimento. La domanda nasce spontanea: chi è disposto a raccogliere un’eredità tanto grande?

In realtà, al giorno d’oggi gli Elii non hanno lasciato veri e propri figli sulla propria strada, rimanendo un po’ un unicum nella musica italiana, viste le pochissime influenze scaturite al seguito. È anche vero, però, che per anni la band ha ricoperto lo status di gruppo di culto fra i giovanissimi, di schegge impazzite della scena, e questo è un ruolo a cui diversi in Italia possono ambire. Va da sé quindi che nessuno dei nomi individuati, visto il proprio personalissimo background, si ponga di sua spontanea volontà come loro naturale erede, ma piuttosto come eventuale successore per ricoprirne la carica lasciata vacante nell’immaginario collettivo.

Pop X
Il collettivo di Davide Panizza è fra i maggiori indiziati al passaggio di consegne. Sebbene le rispettive, lunghe gavette e i percorsi di definizione identitaria siano diametralmente differenti – e inevitabilmente figli di tempi diversi – i punti di contatto con gli Elii, al momento, sono tanti: il gusto quasi compulsivo per il nonsense e la destrutturazione, la tendenze a rifuggire ogni schematizzazione esemplificativa, la provocazione, il grottesco, l’ironia più o meno esplicita e l’indiscussa capacità tecnica messa al servizio di una resa finale tanto divertente quanto iconoclasta. Soprattutto, entrambi occupano – o hanno occupato – una posizione “di rottura”, di schegge impazzite “malate”, che li ha elevati a band cult con relativo, enorme senso di appartenenza fra i loro fan – i cori “Froci! Froci!” e le varie ritualità condivise dal vivo sottintendono infatti una base assolutamente comune.

Lo Stato Sociale
Dopo “Una vita in vacanza” e la trovata della “vecchia che balla” all’ultimo Sanremo, l’accostamento con ciò che nel 1996 fu “La terra dei cachi” e il travestimento da Rockets è, a primo impatto, abbastanza facile. Probabilmente, però, l’esaltarsi in contesti televisivi, stretti nelle vesti di irriverenti sabotatori, resta l’unico punto di contatto fra gli Elii e Lo Stato Sociale. Là dove nei bolognesi manca il gusto puro per la destrutturazione, l’ironia e la provocazione invece abbondano, ma risultano comunque asservite ad un impegno sociale che, dal canto loro, i milanesi hanno sposato solo in rarissime occasioni. Però ecco, lo diciamo per le nonne che limiteranno il loro sguardo a Sanremo: sì, una certa affinità con gli Elii è innegabile. E ben venga.

Pinguini Tattici Nucleari
Non sono in pochi, anche qui, ad aver intravisto nel giovane sestetto bergamasco i soli eredi naturali degli Elii. Già perché i Pinguini pescano a piene mani da ciò che è stato il complesso milanese: il sarcasmo scanzonato dei testi e il mood mai serioso, ma anche lo spiccato talento melodico, l’originalità trasversale della proposta e l’affiatamento indiscusso fra i vari componenti della band, autentico motore del successo di entrambi. D’altra parte, è anche vero che ai bergamaschi manca l’attitudine sporca e provocatoria dei primi Elii, la scabrosità che tanto li rese celebri e che, nel loro caso, si traduce invece in un’ironia comunque efficace, ma più morbida e sottile. Soprattutto, lo sguardo di fondo è ancora adolescenziale e gli artigli da affinare, ma l’età è dalla loro e non può che far ben sperare.

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