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Celentano scrive una lettera a Fabrizio Corona: «Se muori ora non importa niente a nessuno»

Il cantautore ha scritto una nuova lettera al 46enne che sta facendo lo sciopero della fame

Adriano Celentano

«Il tuo sciopero della fame, in un momento come questo è a dir poco fuori moda. E tu, caro Fabrizio, sei troppo intelligente per non sapere che se dovessi morire adesso solo per fare un dispetto a chi, per forza, ha dovuto giudicarti, non gliene fregherebbe niente a nessuno».

Sono le parole di Adriano Celentano destinate a Fabrizio Corona, che lo scorso giovedì doveva tornare in carcere dopo che il tribunale di sorveglianza aveva deciso di sospendere il differimento della pena concesso nel dicembre del 2019 per permettergli di curarsi da alcuni problemi legati alla dipendenza dalla droga. Appresa la sentenza, Corona si era ferito e aveva reagito contro i poliziotti, per poi essere ricoverato all’ospedale Niguarda, iniziando lo sciopero della fame.

«Caro Fabrizio, qualcosa mi dice che è in atto un cambiamento, un cambiamento che potrebbe riguardare la tua storia. E non solo la tua, anche la mia, insomma la storia di tutti, dell’Italia, del mondo. E chi ce lo sta dicendo è quella signora, sempre un po’ incazzata, che per farci capire il grande valore di un tenero abbraccio non sempre usa modi amichevoli. Se poi si accorge che non manteniamo le distanza diventa anche manesca fino al punto di uccidere. Il suo nome credo che sia pande…mia, mi pare, o qualche altra cosa che tradotto significa: diffusione di una batosta mondiale. In un solo anno il covid ha ucciso 2 milioni e mezzo di persone, di cui centomila solo in Italia. In giro qua e là, si uccidono genitori e poi buttati in un fiume. Mentre altri che non si possono chiamare genitori, non ci pensano un attimo a buttare un loro figlio di appena 4 giorni nell’acqua bollente, ora ricoverato in ospedale con ustioni su tutto il corpo. Per cui il tuo sciopero della fame, in un momento come questo, è a dir poco fuori moda. E tu, caro Fabrizio, sei troppo intelligente per non sapere che se dovessi morire adesso solo per fare un dispetto a chi, per forza, ha dovuto giudicarti, non gliene fregherebbe niente a nessuno.

Quando tu, con la faccia insanguinata, inveendo contro i giudici, hai detto che sei un bravo ragazzo, ebbene io sono il primo esserne convinto. È vero. Tu sei un bravo ragazzo che però ha commesso dei reati. Con in più l’aggravante di sfidare i giudici. Ma io, come già ti ho detto, ho un’idea».

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