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Capovilla scatenato su Laura Pausini: «Senza storia, senza dignità, senza niente di niente se non il conto in banca»

La popstar che si è rifiutata di cantare 'Bella ciao' è «la vergogna della canzone italiana nel mondo». E poi, il significato della «più bella canzone di sempre», considerazioni sul motto «Dio, patria e famiglia» e sui paggetti che puliscono lo sperma del Duce

Foto press

Pierpaolo Capovilla è intervenuto a più riprese e a suo modo nella polemica su Laura Pausini e Bella ciao. Il primo post è di martedì. Commentando l’articolo di Repubblica in cui si racconta che la popstar non ha voluto cantare Bella ciao perché politica, Capovilla scrive: «La vergogna della canzone italiana nel mondo, che possa sparire per sempre. Non c’è più dignità, né orgoglio, nella nostra storia. Che schifo che fai, canzone italiana. Sprofonda nel tuo bel mare. Libera il mondo».

E nei commenti: «Che vada a farsi fottere la Canzone Italiana. Oggigiorno non serve a nessuno, se non a chi la canta. Che si vergogni, Laura Pausini, e tutte e tutti quelli come lei. Gente senza storia, senza dignità, senza niente di niente se non il conto in banca. Voglia di bestemmiare».

Capovilla ha poi postato la versione di Bella ciao di Marc Ribot e Tom Waits: «Questa è “canzone”, perché la canzone è sempre emancipazione, consapevolezza, amore, affetto, dolore per i nostri fratelli e nostre sorelle, per gli ultimi, per i perseguitati. Questo si chiama AMORE. E l’amore non è mai vigliacco. Per amore possiamo dedicare la vita, e persino sacrificarla. Che sia benedetta, la vita. Che sia benedetto l’Amore. E maledetto sia l’opportunismo peloso di chi pensa solo a se stesso, inconsapevole che la felicità di tutti è la nostra felicità, nostra e dei nostri figli».

Qualche ora dopo una nuova considerazione: «Non so cos’abbia combinato, io stesso, nella mia pagina. I am sorry. Comunque sia, tutto il mio disprezzo per Laura Pausini e per tutti coloro che non abbiano non il coraggio, ma il buon senso di cantare BELLA CIAO. La più bella canzone di sempre».

L’ultimo post è di ieri sera (attenzione: contiene sperma del Duce): «Ne sto discutendo con la mia compagna, compagna di vita, di avventura e disavventura. Più che giustamente lei, mentre mi invita a non diventare una “macchietta” in FaceBook (e c’ha ragione, viva iddio!, sono troppo incazzato, devo ritrovare un po’ di lucidità), mi ricorda che il Duce, nella sala del Mappamondo, si faceva pulire le sborrate da un paggetto pagato per quello. Un addetto alle pulizie. Dio Patria e Famiglia? Quale Dio? Quello dello sperma? Quale Patria? Quella delle ragazzine che volevano incontrarlo e, inconsapevoli, si facevano inculare dallo sporcaccione? E… Sopratutto… Quale famiglia? Il Duce costrinse in manicomio sua moglie e suo figlio. E lì morirono. Lo sapete? O non lo sapete? E se non lo sapete, perché non lo sapete? E Rachele? La vacca da monta? Ne avete mai sentito parlare? Lo sapete o no che il porco veniva ammirato per questo? Proprio perché non aveva alcun rispetto per le donne? Lo sapete o no? DIO PATRIA e FAMIGLIA. La famiglia dello stupratore. Viva l’Italia. Viva la muerte!».

Ma non è finita, perché Capovilla è intervenuto anche sulla pagina Facebook di Nicola Porro. Commentando un video in cui il giornalista parla di vari argomenti, dai soldi della Russia ai partiti a Bella ciao, il musicista scrive: «Ciao, ho chiamato il mio avocato, valuteremo cosa fare delle tue minacce, a presto».

Sul sito di Porro, Max Del Papa commentando la scelta di Pausini (“Perché fa bene la Pausini a non cantare Bella ciao“), ha scritto: «C’è un Pierpaolo Capovilla che l’ha appena definita “la vergogna della musica italiana” e se il nome non vi dice niente siete nel giusto: è uno dell’eterna nicchia, in fama di maledetto ma somigliante a Fred Flintstone, che fa dischi con tematiche preistoriche. Imperniati su anticapitalismo, sovietismo, comunismo risorgete. I dummies di nicchia per questo lo considerano colto, intelligente. Uno “sofferto”, uno “vero”. Come la vera sinistra che è come l’Araba Fenice. E così confermano che con la cazzata dell’ur-fascismo Eco non voleva tanto fornire una pezza d’appoggio a liceali e imbecilli rossi, ma, anzitutto, una foglia di fico sull’ur-comunismo, molto più organizzato, molto più pericoloso».

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