Bruce Springsteen è il peggior opening act del mondo | Rolling Stone Italia
News Musica

Bruce Springsteen è il peggior opening act del mondo

Come si fa a salire sul palco dopo un set di blues improvvisato di una leggenda? Chiedetelo ai Portugal The Man, costretti a suonare dopo il Boss per la festa di riapertura di una sala da bowling

Bruce Springsteen è il peggior opening act del mondo

Bruce Springsteen e la Tangiers Blues Band, foto via Facebook

Camminare sul palco di Asbury Park, New Jersey, sala da bowling e arena da concerto traboccante di fan di Bruce Springsteen in attesa disperata per il concerto del loro idolo, è un’impresa eroica se non sei, appunto, Bruce Springsteen. A questo sono sopravvissuti i Portugal The Man, il live che ha chiuso la festa di Asbury Lanes dopo che l’annuncio dello “special guest” Bruce Springsteen ha fatto schizzare alle stelle le richieste per uno dei 700 biglietti messi in vendita dagli organizzatori.

Nessuno sapeva cosa avrebbe fatto una volta salito sul palco, ma la sua presenza era di per sé un evento: il Boss è impegnato con il suo spettacolo a Broadway, ed è da ottobre che non mette piede fuori dal Walter Kerr Theater. La riapertura di Asbury Lanes, però, è roba grossa per la sua città adottiva, soprattutto dopo che il Boys and Girls Club ha donato 125mila dollari a suo nome. Il Boss doveva suonare nelle fila della Tangiers Blues Band, gruppo guidato dal fotografo rock Clinch (voce solista, armonica), ma a sorpresa la band si è esibita subito, in apertura, prima di Portugal The Man, e addirittura senza l’aiuto di Springsteen. Tra i primi brani in scaletta una versione blues di Life During Wartime dei Talking Heads e (You Gotta) Fight for Your Right (to Party!) dei Beastie Boys; poi Waiting for the Man dei Velvet Underground, quasi un omaggio all’impazienza dei fan accorsi sul posto.

Poi, in un mare di flash e applausi, il Boss è salito sul palco. Sono bastate le prime note di Rockin’ Pneumonia and the Boogie Woogie Flu (di Huey “Piano” Smith) per far capire a tutti che era felice di essere lì, lontano dai tempi strettissimi di Broadway e finalmente libero di improvvisare, divertirsi, lasciarsi andare come ai vecchi tempi, quando suonava in tutti i club dei viali di Asbury Park.

Nessuna sorpresa, quindi, di fronte alla versione liquida (circa un quarto d’ora) di I Just Want to Make Love to You di Muddy Waters – Clinch all’armonica, Springsteen avvolto nel groove con il resto della band -, direttamente collegata con Down the Road a Piece, la hit del 1940 di Don Raye, un classico del repertorio degli anni ’70 della Bruce Springsteen Band. Il set era stato provato e riprovato, e spiando la scaletta incollata sul palco scopriamo che erano previsti almeno un altro paio di brani. Ma a Springsteen non interessa, non voleva assolutamente concludere Down the Road a Piece, e come un direttore d’orchestra ha guidato la band attraverso due “falsi finali” e vari crescendo. «State con me», ha detto dopo quasi 10 minuti di jam. «Più forte, ora rientriamo… con la strofa!» (Ormai sono anni che non succede più con la E Street Band, i suoi musicisti storici riescono a leggere il suo linguaggio del corpo e non hanno bisogno di indicazioni formali).

Il tempo era agli sgoccioli, così Clinch, Springsteen e gli altri hanno chiuso il set con una versione sporca e veloce di Twist and Shout. Poi si sono allontanati dal palco in un trionfo di applausi e inchini. C’è qualcuno del pubblico che avrebbe voluto sentire il Boss per più di mezz’ora? Sicuro. Qualcun altro voleva brani originali? Nessun dubbio. Ma nessuno è sembrato in grado di lamentarsi. Insomma, chi vuole sentire Born to Run e Dancing in the Dark può andare al Walter Kerr Theater; è a poco più di un ora di distanza e Springsteen suona cinque sere a settimana.

È il turno dei Portugal The Man, costretti a combattere con il concerto che li ha preceduti e con il terribile allarme del locale, acceso tre volte per errore durante il set. In qualche modo, però, sono riusciti a sopravvivere, conquistando i lealisti springsteeniani con un misto di brani psichedelici del loro album e classici come Gimme Shelter, Children of the Revolution e Another Brick in the Wall Part 2. «Merda, è tutto assurdo!», ha detto il frontman John Gourylay dopo qualche brano. «Ma l’avete visto Bruce Springsteen? Era qui! Comunque, anche noi siamo a posto».

C’è qualcuno del pubblico che avrebbe voluto sentire il Boss per più di mezz’ora? Sicuro. Ma nessuno è sembrato in grado di lamentarsi

Danny Clinch, fino a quel momento impegnato a fotografare, li ha raggiunti sul palco per Holy Roller. Springsteen, invece, si è dileguato dopo una breve passeggiata nel pubblico. Probabilmente voleva riposare in attesa del prossimo spettacolo a Broadway, dove si esibirà fino al 15 dicembre. I suoi piani successivi, invece, sono avvolti nel mistero. Magari suonerà nei teatri di tutto il mondo. Magari pubblicherà un album e tornerà in tour con la E Street Band. Magari si prenderà una (meritata) pausa. Ma dopo averlo visto improvvisare con la blues band di un fotografo nella festa di riapertura di una vecchia sala da bowling, pensare di prevedere la sua prossima mossa è pura follia.

Altre notizie su:  Bruce Springsteen